dal nostro inviato
FIRENZE «Non ho visto nessuna big giocare un bel calcio in questo Europeo. Noi, invece, sì». Noi, cioè l’Italia. Non ha bisogno di urlarlo. Marco Tardelli riflette ad alta voce e pensa alle partite della prima fase. «Noi andiamo forte e non prendiamo gol. Gli altri parlano. Magari criticano. Facciano pure. A noi non deve interessare. Abbiamo affrontato le nazionali che sono capitate nel nostro percorso. Grandi o no, ci siamo sempre comportati alla grande». A volte gli avversari, come accadde in Spagna con Bearzot in panchina, sono anche all’esterno. «Le liti con i giornalisti, però, non ci sono più. E i paragoni con la mia epoca non reggono. E nemmeno con il mondiale vinto con Lippi nel 2006. E, comunque, conta sempre come ti comporti in campo. Noi battemmo l’Argentina e il Brasile. E chi c’è adesso sa di poter sfidare alla pari chiunque. Le mie favorite sono la Francia e il Belgio. La Germania poi si presenta sempre. Ma la vera finale per me sarebbe stata noi contro i bleus di Deschamps, se gli incroci lo avessero consentito».
Alto rendimento
Il bilancio della prima fase dà ragione a Tardelli. Nessun ct ha raccolto quanto Mancini che tra l’altro non va ko da 30 match (e non incassa gol da 1055’: il record di Zoff di 1143’ è vicinissmo). Anche il Belgio e l’Olanda hanno chiuso a punteggio pieno, ma l’Italia ha la miglior differenza reti dei 6 gruppi: 7 gol segnati, senza prenderne. Stesse reti per la nazionale di Lukaku che però una ne ha incassata (+6). Più gol, arrivando a 8, li hanno realizzati gli arancioni di capitan Wijnaldum, subendone però 2 (+6). Solo l’Inghilterra di Southgate, 7 punti per il suo primo posto, ha il portiere Pickford imbattuto come Donnarumma, ma si è accontentata dalle 2 reti di Sterling. «Il segreto della nostra solidità non è la difesa che comunque ha bravi interpreti. A fare la differenza è il centrocampo: garantisce protezione a chi sta dietro e assistenza a chi gioca davanti. Vedo lucidità e qualità in mezzo, dove lavorano bene. Complimenti».
Rosa in fiore
L’elogio di Tardelli, però, è indirizzato a Mancini. «Perché, non avendo fuoriclasse, ha puntato sul collettivo.
VIsta dentro
Il mediano del Psg racconta lo spirito del gruppo: «Noi comunque pensiamo in grande». E avverte: «Bisogna continuare a giocare nel modo in cui sappiamo, senza pressioni e divertendoci, solo così possiamo dire la nostra. Siamo proprio una bella squadra con il mix tra giovani e giocatori un po’ più anziani. L’unico intoccabile è Jorginho». Rimane ancora in ballottaggio con Locatelli. Marco è stato fermo 37 giorni prima di tornare contro il Galles, Manuel si è riposato per 10. L’unico dubbio di Mancini è dunque legittimo: «Contro l’Austria sarà una partita difficilissima. È un ottavo di finale e le gare facili non ci sono. Martedì a 10 minuti dalla fine la Germania era fuori. Sono avversarie che danno la vita in campo com’è giusto che sia. Noi dobbiamo replicare con cattiveria, voglia e coraggio. Penso che possiamo fare una grande partita». Provati, intanto, i 5 rigoristi: Jorginho, Immobile, Acerbi, Berardi e Bonucci. Hanno calciato, a seguire, anche Spinazzola e Di Lorenzo. Ancora palestra per Florenzi, lavoro parziale e senza palla per Chiellini.