Lucio e la Puglia, per sempre casa

Lucio e la Puglia, per sempre casa
di Claudia PRESICCE
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Martedì 1 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:14

Qui dove il mare luccica e tira forte lo scirocco, lui ci è rimasto appiccicato addosso, come la sabbia, come il vento di un ritornello: com’è profondo il mare, com’è profondo il mare... 

Lucio Dalla non se n’è andato davvero dieci anni fa, il 1 marzo 2012 in una fredda Montreux. Non qui. Si è avvertito già dopo le prime ore dopo la notizia della sua scomparsa, con lo sgomento in gola, si è capito che non se ne poteva andare così. Saremmo restati tutti fermi, lì ancora con lui: a parlarne, a cantarlo, a imitarlo, a lasciarlo risuonare nelle nostre vite, così come sempre. Dopo dieci anni siamo qui, non manca nessuno e lui, soprattutto, c’è. Sì, le strade bolognesi del centro lo ricordano ad ogni passo, ci sono le canzoni appese tra i palazzi storici e, nei bar, sembra che sia passato da poco. È un “sempre” italiano Lucio, una certezza granitica tra le poche rimaste della migliore cultura italiana, non solo musicale. Ma, qui da noi in Puglia, non ce ne vogliano gli altri, Lucio Dalla resta a “casa”. Lo diceva d’altronde lui stesso: “casa mia”, e quella villa bianca e blu sulla scogliera di cala Matana, alle Tremiti, si apriva più volte all’anno ad ospitarlo.

Tra Manfredonia e le Tremiti ci era cresciuto, e il mare pugliese era diventato una sorta di liquido amniotico. La sorgente di Lucio il grande, che aveva girato il mondo e fatto musica e storia, era nelle solide radici materne pugliesi. E così da qui succedeva che, dal suo caicco in navigazione, rispondeva al telefono per le interviste e poi, piuttosto che fare promozione dei concerti, al giornalista parlava del tramonto che davanti lo stava abbagliando in quel momento: “Dovresti vedere che colori – diceva Lucio – pensa che fortuna che abbiamo quaggiù a poter assistere gratuitamente a questi spettacoli ogni giorno”.

L'infanzia in Puglia con Renzo Arbore

Uno di noi. Lucio Dalla e il mare nostrum di Puglia sono una sorta di intarsio che non si rompe e non riconosce assenza. “Stella di mare / tra le lenzuola / la nostra barca / non naviga / Vola, vola, vola”. Il 4 marzo del ’43 era nato a Bologna, e sua madre, la signora Ferrara sarta casalinga, portava sempre il figlio a Manfredonia, sua città natia, per vendere abiti a mezzo Sud. La storia racconta che a Foggia tra i clienti c’era pure la mamma di Renzo Arbore. E Renzo lo ha dovuto pure tenere in braccio per lasciare le donne ai loro traffici. Nel 1950 però, Lucio a soli 7 anni, rimasto senza padre, con la mamma scoprì una casa ereditata alle Tremiti che segnò la storia d’amore con luoghi che sarebbero rimasti la sua casa dell’anima.

Alle Tremiti la nascita di "Com'è profondo il mare"

Più in là nel tempo, un Lucio esplosivo, dalla florida produzione, sul finire degli anni Settanta visse alle Tremiti, anche con amici, Ron e altri. E nacque davanti a quel blu il capolavoro del ‘77: “Com’è profondo il mare”. Fu l’inizio della stagione più sincera di Dalla (prima aveva sempre scritto con Roversi). Ora era solo, davanti al suo mare a cantare come gli pareva, elogiando la musica soprattutto, la creatività, il nuovo “impegno” era quello. “Quale allegria”, ma anche “Disperato Erotico Stomp” e tutto quel settimo album segnò una sterzata con un’osservazione sociale più intima. Arriveranno poi nel ’79 in “Lucio Dalla” pezzi come “Anna e Marco”, “L’ultima Luna”, “Stella di mare”, “L’anno che verrà”. Fu il vero boom artistico, Dalla era una stella nel firmamento musicale italiano. Tornerà sempre alle Tremiti e a parlare di mare. Con Francesco De Gregori, dopo il 45 giri “Come fanno i marinai”, nacque il celebre disco/tour “Banana Republic” e aprì gli anni Ottanta.

Il resto è storia, era già storia mentre si stava facendo. Lui decollava e insieme a lui una società che si riconosceva nelle sue malinconie, nella voglia di allegria.

Nel 2006 sul palco della Notte della Taranta

Tra Dalla e la Puglia rimasero fino alla fine fili sottili e solidi intrecciati. La tela di una ragnatela lo accolse il 26 agosto 2006: si esibì a Melpignano alla Notte della Taranta invitato da Ambrogio Sparagna, alloggiando nel suo caicco ad Otranto. Mare e musica indiavolata. Ma qui tornava e ritornava in quegli anni. Alcuni lo ricorderanno al Premio Valentino sul palco di piazza Duomo a Lecce, oppure a Brindisi nel 2007 nel concerto al Teatro Verdi, o a Taranto, a Natale 2004, con il tenore Nicola Martinucci e l’Orchestra della Magna Grecia.

Tra gli incontri pugliesi di Lucio degli ultimi anni va citato Marco Alemanno, giovane performer di Nardò con cui collaborò artisticamente e strinse un legame umano profondo. Poi Matteo Salvatore, il cantore contadino di Apricena, con cui Dalla creò “Il bene mio” per ripercorrere le tradizioni. Ma l’ultimo atto, pubblico e denso, fu il Festival di Sanremo poco prima del suo ultimo viaggio. Quel ricordo si chiama Pierdavide Carone, cantautore di Palagianello, con il quale Dalla scelse di tornare al festival organizzato da Gianni Morandi. Fu divertito direttore d’orchestra e di Pierdavide con “Nanì” all’Ariston. E fu il compiuto addio.

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