Luca Sacchi, il papà: «Attirato in trappola, ora vogliamo la verità»

Luca Sacchi, il papà: «Attirato in trappola, ora vogliamo la verità»
Luca Sacchi, il papà: «Attirato in trappola, ora vogliamo la verità»
di Alessia Marani
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Ottobre 2019, 08:45

«Non vorremmo che Luca fosse caduto in una trappola, ordita da chi e come non sappiamo. Per questo nel nostro immenso dolore, chiediamo verità». Oggi papà Alfonso Sacchi si farà forza. Alle quattro del pomeriggio incontrerà stampa e televisioni in un hotel di via Appia per cercare di fare chiarezza sulla dinamica e sul movente che ha portato alla morte di suo figlio, freddato con un colpo di revolver alla nuca la sera del 23 ottobre davanti a un pub dei Colli Albani. Soprattutto per dire chi era il suo ragazzo, Luca. L'unico che, in tutta questa assurda vicenda, non avrà più parola.

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La famiglia ora va cauta, ma il dubbio è che Anastasia, la fidanzata 25enne, si stia comportando come «una grande attrice», come si era lasciato sfuggire qualcuno in casa più di una volta.
«Aspettiamo naturalmente l'esito delle indagini - spiega l'avvocato Paolo Salice che con la collega Armida Decina difende padre, madre e Federico, fratello di Luca, le persone offese - prima di colpevolizzare Anastasia». Appena emerse le prime contraddizioni e i primi punti bui sulla ricostruzione di quanto avvenuto la sera del delitto, i legali hanno consigliato alla ragazza di trovare un altro difensore, «dal momento che stavano emergendo delle incompatibilità processuali», affermano. Dietro queste «incompatibilità» si nasconde un mondo, finora oscuro, su cui gli inquirenti stanno accendendo un faro attraverso una doppia indagine sul traffico di droga che sarebbe all'origine dell'incontro in via Bartoloni tra il gruppo di ragazzi dell'Appio Latino, di cui Luca faceva parte, e quello degli spacciatori di Casal Monastero.
 



SPARITO DAI SOCIAL
Non solo gli inquirenti, ma anche la famiglia di Luca vuole capire il ruolo che, oltre ad Anastasia, ricoprivano Giovanni Princi («un amico di scuola di Luca - dicono in casa - di cui aveva perso le tracce e che negli ultimi mesi era tornato a frequentare, stringendo amicizia anche con Anastasia») e Marino Munoz Domenico Costanzo («che non conosciamo, nè abbiamo sentito nominare»). Il primo, alle 21.30, avrebbe accompagnato Anastasia in via Latina a mostrare lo zainetto con i soldi a Valerio Rispoli, emissario di Valerio Del Grosso, il giovane che poi sarebbe tornato più tardi a bordo della Smart con Paolo Pirino e che ha sparato a Sacchi. Il ragazzo, subito dopo lo sparo, si dilegua «prima dell'arrivo dei carabinieri», mette a verbale il gip nell'ordinanza di arresto di Del Grosso e Pirino. All'indomani della tragedia, avrebbe cancellato il suo profilo Facebook e alla famiglia Sacchi non avrebbe rivolto «nemmeno le condoglianze», fanno trapelare.

«HANNO UCCISO LUCA»
Princi, coetaneo di Luca, è figlio di un dentista del Tuscolano e risulta avere precedenti per droga. «Una storia che risale a tanto tempo fa e che è conclusa, non voglio dire altro su questo», spiega il padre, Pietro, che si trova lontano da Roma per assistere l'anziana madre. «Mio figlio e Luca si conoscono da tanti anni, andavano a scuola insieme - racconta - e condividevano tante passioni comuni, a partire dalla moto alla palestra. Immagino che abbia conosciuto Anastasia tramite Luca. Quella notte, Giovanni è tornato a casa sconvolto: Hanno ucciso Luca, hanno ucciso Luca, gridava fuori di sé». Ma che cosa ha visto Giovanni? E che cosa faceva lì con gli altri? «Quello che ha visto e sa lo ha raccontato ai carabinieri e alla polizia che lo hanno sentito subito dopo - dice il dottor Pietro - Io non sono in grado di dire nulla. Giovanni mi ha detto che lui era dentro al pub quando hanno sparato, che quelli di San Basilio, Del Grosso e l'altro non li conosceva. Sono a pezzi per questa storia».
 

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