Coronavirus Roma, infermieri tirocinanti in prima linea, «siamo un esercito di invisibili»

Coronavirus Roma, infermieri tirocinanti in prima linea, «siamo un esercito di invisibili»
Coronavirus Roma, infermieri tirocinanti in prima linea, «siamo un esercito di invisibili»
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Domenica 15 Marzo 2020, 15:43

Negli ospedali di Roma, accanto a medici, infermieri e operatori sanitari, a fronteggiare l’emergenza coronavirus c’è un vero e proprio esercito di braccia che proviene dalle università. Sono i tirocinanti infermieri, ragazze e ragazzi poco più che ventenni. «Ci chiamano gli invisibilissimi, siamo più invisibili di tutti gli altri lavoratori. Sulla carta siamo soltanto tirocinanti, ma svolgiamo tutte le mansioni, piccole ma importanti, nei reparti degli ospedali», racconta Silvia A., studentessa di Mazara del Vallo al terzo anno di Infermieristica all’Università La Sapienza. 

Silvia, 21 anni, dal 4 marzo scorso si trova in quarantena per aver avuto «la fortuna e la sfortuna di entrare a contatto con due pazienti risultati positivi». Infatti, se da un lato per un aspirante infermiere è una fortuna apprendere il mestiere in prima linea in una situazione d’emergenza, dall’altro lato i rischi sono gli stessi di tutti gli altri operatori. In più, però, i tirocinanti «non solo non percepiscono nessun compenso economico, come avviene per gli specializzandi in medicina, ma hanno anche un’assicurazione sanitaria che è molto limitata e li tutela soltanto in parte». Eppure anche loro, come i colleghi già professionisti, nelle prime settimane si sono trovati davanti al rischio di contrarre il Covid-19: «Non ci sono guanti e mascherine- sottolinea Silvia -, noi avevamo solo quella chirurgica che non protegge, perché le forniture non erano sufficienti». Oggi, come annunciato dal governo, è stata sbloccata l’esportazione dei dispositivi di protezione dalla Francia e dalla Germania: è prevedibile quindi che in pochi giorni le forniture saranno più ampie. Tuttavia la necessità di braccia resta. 

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Tra le corsie e i reparti degli ospedali i tirocinanti infermieri si occupano di «somministrazione delle terapie, medicazione, strumentazione in sala operatoria, distribuzione del vitto agli ammalati, monitoraggio dei parametri vitali e al primo anno, per prepararci a tutto, si svolgono anche le attività domestico alberghiere che fanno parte di un altro ruolo», spiega Silvia che da quando ha iniziato la quarantena ha documentato, come molti giovani suoi coetanei, le sue giornate sui social network. Nel reparto dell’ospedale a cui è assegnata «ci sono due infermieri e due sono tirocinanti, oltre a un ausiliario».

La loro forza lavoro, in questo caso, ricopre quasi il 50 per cento del necessario. Per questo «come rappresentante degli studenti - spiega Antonio Lodise, consigliere di amministrazione dell’ateneo nella lista Sapienza in Movimento - voglio accendere un faro sul contributo gratuito che i tirocinanti stanno dando alla sanità, in questa situazione di emergenza. Gli studenti di area medica e delle professioni sanitarie fanno turni anche di dieci ore, quando necessario, e in condizioni assurde, seppur con grande rigore e rispetto di quella che sarà la loro professione. Abbiamo chiesto, e devo dire che la risposta è stata positiva da parte dei tre presidi di facoltà, che i tirocinanti vengano messi nei reparti in cui non ci sono condizioni di estrema criticità, perché ci sono centinaia di giovani esposti al rischio del contagio. Abbiamo anche lanciato un’iniziativa di crowdfunding che ha raccolto già quasi 15 mila euro in poche ore. I fondi saranno a destinati alle strutture ospedaliere in cui operano gli studenti dell’ateneo La Sapienza». E Silvia, che tra pochi giorni finirà la quarantena, spera che «questa situazione faccia emergere il peso del lavoro che svolgiamo e che un domani si possa riconoscere la giusta dignità ai tirocinanti e anche agli infermieri». 

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