La Regione assicura che per i soggetti fragili la campagna di vaccinazione partirà nel periodo compreso tra fine marzo e inizio aprile. Ma i malati oncologici chiedono a gran voce, e da tempo, i vaccini. Il focolaio scoppiato al reparto di Oncologia di Lecce ha allarmato ulteriormente una categoria fortemente a rischio, a cui la pandemia ha stravolto piani terapeutici, operazioni, esami. «Soprattutto gli anziani con patologie tumorali sono terrorizzati all'idea di entrare in reparto, preferiscono restare a casa e morire di tumore, piuttosto che rimanere soli in ospedale con l'infezione da Covid. È stata sottostimata la necessità di dare una precedenza alla categoria dei pazienti oncologici, non siamo più messi nelle condizioni di poterci curare e siamo ad altissimo rischio», afferma Manuela Giannone, 45enne di Lecce, paziente con un carcinoma mammario.
I malati oncologici vivono una vita densa di punti interrogativi, in questo periodo hanno poi vissuto la chiusura di reparti trasformati in focolai, la sospensione di operazioni, terapie e di esami fondamentali, spesso per la stessa sopravvivenza. Un effetto domino che ha aperto uno solco importante nella percezione di insicurezza. La necessità della vaccinazione anti-Covid per i malati oncologici si fa sempre più urgente e pressante. La Lilt ha lanciato più di un campanello d'allarme.
Intanto, gli appelli si moltiplicano. Alla redazione di Quotidiano è arrivata una lettera, indirizzata anche al Ministro della Salute, Roberto Speranza, di una malata oncologica di Brindisi. «Sono malata di tumore dal 2007 - si legge nella lettera - ora al quarto stadio di tumore metastatico epatico e cerebellare. Sono sempre in chemioterapia, ma ho bisogno di andare al Besta di Milano per il tumore al cervello e a Padova per il tumore al fegato. Non posso viaggiare perché è rischioso, mi consigliano di fare prima il vaccino ma intanto il tumore non aspetta, e per il vaccino sono tutti in attesa di disposizioni. Ho chiamato la Regione Puglia e parlano di ritardi, all'Asl di Brindisi non risponde nessuno, in oncologia non sanno nulla e sono in attesa. Cosa devo fare? Morirò di covid o di tumore?».
La corsa ai vaccini rischia di diventare una guerra fra poveri, o meglio fra soggetti a rischio. È il punto di vista di Maurizio Portaluri, primario di Radioterapia all'Asl di Brindisi, duramente critico verso il comportamento delle case farmaceutiche. «La priorità andrebbe data a tutti i malati cronici. Ma il vero problema è il brevetto dei vaccini: in una situazione di pandemia, in cui solo in Italia sono morte 100mila persone, credo che i brevetti vadano tolti e che i vaccini debbano essere prodotti dallo Stato e somministrati a tutti rapidamente. In una situazione come questa non possiamo essere alla mercé delle case farmaceutiche, che hanno ottenuto i risultati sui vaccini grazie a delle conoscenze che sono maturate in ambito pubblico. In questo momento il collo di bottiglia è rappresentato proprio dalla disponibilità dei vaccini».