Il viso tirato, zero battute, la voce bassa. Così mogio come ieri, nella consueta diretta delle 12.30, Luca Zaia non era mai apparso, in questi trecento giorni di emergenza Covid. Ma evidentemente il presidente della Regione non può nascondere la tensione, dopo mesi di minacce: alle lettere minatorie ricevute nelle scorse settimane, per le quali il leghista aveva incassato la solidarietà trasversale del mondo politico e associativo, si sono aggiunte sgradevoli incursioni sotto casa accompagnate da pesanti video sui social, che arrivano a mostrare (e a spiegare nei dettagli) dove abita. Situazioni legate alla variegata galassia negazionista, no vax e indipendentista, su cui indaga la Digos, che hanno comportato un incremento delle misure di protezione nei suoi confronti.
Luca Zaia: «Se non ci saranno ristori sarà grosso guaio»
Minacce a Zaia
Nell'ultima conferenza stampa della settimana, Zaia non ha detto nulla di esplicito.
Video sotto casa
Inevitabile collegare queste dichiarazioni ai filmati che da giorni circolano tra Facebook, Instagram e WhatsApp. In particolare ai due che sono stati postati fra martedì e mercoledì da un utente, orgoglioso sostenitore di sgangherate teorie complottiste, che si è fatto riprendere mentre citofonava alla sua casa di San Vendemiano: «Vorrei lasciare un messaggio al signor Zaia». Seguono quattro minuti e mezzo di farneticazioni e proclami: «Noi ti abbiamo votato e siamo tuoi elettori per avere autonomia e indipendenza, non per sottometterci a Roma». L'uomo cita «affitti e bollette», mescola «Monti e Galan», parla di «dozzine di ospedali chiusi per favorire i privati», definisce «inutili» vaccini e tamponi, accusa il presidente della Regione di essere «un traditore» e di fare «il gioco delle multinazionali». Fino all'appello: «Imprenditori veneti, operai, disoccupati: non suicidatevi. Se avete un problema, venite a parlare direttamente a casa dei politici». La ripresa si allarga sull'abitazione di Zaia.
Il padrino e le indicazioni per la casa di Zaia
L'indomani, altro video. Con il sottofondo della colonna sonora del film Il padrino, immagini e grafica rivolgono questo invito: «Per Natale, portate un caloroso saluto al vostro pastore Luca Zaia». L'inquadratura è traballante, ma le indicazioni sono precise: il casello dell'A27, la strada, i nomi e i cognomi delle attività e dei vicini, fino ad arrivare alla residenza di Zaia. Azioni che vanno ben oltre la semplice e pacifica protesta, come può essere stata quella organizzata venerdì sera da un gruppo venetista, benché a sua volta promossa nei pressi dell'abitazione del governatore.
Le indagini
Il clima è pesante, al di là delle legittime divergenze di opinione, che sono il sale della democrazia. Sempre ieri, per dire, il Coordinamento veneto sanità pubblica ha presentato un esposto alla Procura di Venezia per chiedere «di verificare se la Regione Veneto abbia posto in essere tutte le misure più idonee alla tutela della salute pubblica al fine di contenere il diffondersi dell'epidemia da Covid-19». Ma è evidente che i blitz a casa di Zaia sono tutt'altro e non a caso sono oggetto di nuove indagini, dopo quelle avviate per le intimidazioni dirette al leghista. Una per tutte, l'email in cui un individuo aveva scritto al presidente: «Vorrei spararti in bocca». Minacce di morte che non hanno niente a che vedere con il sacrosanto diritto di critica dei cittadini.
A.Pe.