Cop28 di Dubai: perché il vertice è così importante (ma rischia di fallire). Biden non ci sarà

Assente (ma per motivi di salute) anche Papa Francesco. L'obiettivo ambizioso (fermare l'aumento della temperatura a 1,5 gradi) e i rischi di conflitti di interessi

Cop28 di Dubai: perché il vertice è così importante (ma rischia di fallire)
Cop28 di Dubai: perché il vertice è così importante (ma rischia di fallire)
di Riccardo Palmi
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Mercoledì 29 Novembre 2023, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 14:47

A vertice sul clima Cop28 di Dubai, non ci saranno Papa Francesco (fermato dai medici, si collegherà) e Joe Biden (che invece ha scelto di non andare). Attesi però più di 70.000 delegati e ministri e alti funzionari di 198 Paesi, riuniti con un obiettivo ambizioso: stringere un accordo per ridurre urgentemente le emissioni di gas serra e mantenere la temperatura globale a un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali.

I temi al centro

Sarebbe un «risultato senza precedenti» ma «devo essere cautamente ottimista», ha dichiarato al Guardian il presidente del vertice Sultan Al Jaber, che guiderà i colloqui per conto del paese ospitante, gli Emirati Arabi Uniti. Detto dei due assenti (ma mancherà anche il presidente cinese Xi Jinping), ci saranno invece ad esempio Re Carlo e il premier britannico Rishi Sunak, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Intanto si segnala che l'appello all'abbandono delle fonti fossili, lanciato dal Vertice per il clima di New York di settembre e dall'ultimo rapporto Aie, ha riscontrato l'adesione di Arabia Saudita, Iran e Russia. L'Agenzia internazionale dell'energia, organismo dell'Ocse, proporrà azioni concrete per tenere il mondo in linea con gli obiettivi climatici al 2030: triplicare la capacità delle rinnovabili, raddoppiare il tasso di miglioramento dell'efficienza energetica, l'impegno per le società di petrolio e gas a progredire nella transizione energetica e tagliare le emissioni e, infine, meccanismi finanziari per sostenere gli investimenti sulle energie pulite nelle economie emergenti e in via di sviluppo. 

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Le ombre sulla Cop28

Ma ha fatto discutere la scelta di affidare la Cop28 agli Emirati e la figura di Al Jaber, presidente del Paese e amministratore della compagnia petrolifera nazionale: in molti hanno denunciato possibili conflitti di interesse. La Bbc ha poi rilanciato un dossier secondo cui il presidente Al Jaber avrebbe approfittato del doppio ruolo per intavolare affari con delegazioni governative di Paesi stranieri in materia d'idrocarburi. Un'ipotesi seccamente smentita della presidenza di Cop28. Ma la questione non riguarda solo il presidente emiratino: altri hanno denunciato l'assenza di regole chiare per i gruppi di pressione (le lobbies), che possono ottenere l’accredito unendosi a una delegazione nazionale o a una delle oltre duemila organizzazioni «osservatrici». Una grande battaglia si giocherà poi sul vocabolario (o meglio sulla "tassonomia"): cioè definire qualcosa come green o no.

Un tema che riguarda ad esempio le soluzioni di cattura e stoccaggio della CO2, dell’idrogeno verde e dei «gas a basso contenuto di carbonio».

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