Pensioni, bonus per azzerare il prestito

Pensioni, bonus per azzerare il prestito
di Luca Cifoni
3 Minuti di Lettura
Venerdì 9 Settembre 2016, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 08:05
Prende forma “Ape social”, ovvero il prestito pensionistico per le categorie disagiate e per questo meritevoli di tutela. L’anticipo a cui sta lavorando il governo si caratterizza sempre più come uno strumento destinato ad agevolare determinate fasce di lavoratori (o disoccupati). Per tutti gli altri, desiderosi di lasciare il lavoro prima per una propria scelta di vita, resta la possibilità di sfruttare questa possibilità: ma il costo della rata sarà a loro carico e quindi si vedranno ridurre l’assegno definitivo di un importo pari ad oltre il 5 per cento per ogni anno di anticipo. Prospettiva che per qualcuno potrà risultare comunque interessante, per altri no. L’assetto definitivo di questa misura, come delle altre incluse nel pacchetto sociale, dovrebbe essere definito a livello di confronto tecnico lunedì prossimo e poi ufficializzato al tavolo di carattere più “politico” tra governo e sindacati in programma per mercoledì 21.

Il meccanismo per compensare la rata di Ape sarà congegnato in modo tale da azzerare la rata, e dunque lasciare la futura pensione intatta, per coloro che avranno un trattamento fino a 1.500 euro lordi. Opererà sostanzialmente per via fiscale ma non attraverso una classica detrazione Irpef: piuttosto avrà una struttura che somiglia in qualche modo al bonus 80 euro per i lavoratori dipendenti. Sarà quindi erogato ogni mese direttamente con la pensione, in modo da evitare di dover rinviare tutto alla successiva dichiarazione dei redditi. Si tratterà di una somma fissa, quella appunto necessaria per compensare in pieno la rata al livello dei 1.500 euro. Al di sopra di questo livello di reddito, il bonus sarà riconosciuto ugualmente, ma potrà ridurre la penalizzazione solo in parte. Ad esempio per una pensione ben più alta, di 3 mila euro mensili, resterà comunque un taglio pari al 3,5 per cento. Le ipotesi su cui si basano le simulazioni allo studio in questi giorni prevedono un piano di ammortamento con tasso di poco superiore al 2 per cento e un costo della polizza assicurativa (per il caso di premorienza) pari all’1 per cento del capitale per ciascuno dei 20 anni.

Le categorie destinatarie del sono sostanzialmente tre. Si tratta innanzitutto dei disoccupati che hanno perso il lavoro da molto tempo e hanno esaurito la dotazione di ammortizzatori sociali, e dunque solo con l’Ape possono raggiungere il requisito di età per la vecchiaia. Poi ci sono coloro che hanno una situazione di disabilità o di inabilità o che svolgono un lavoro di cura per un loro congiunto diretto. Infine i lavoratori impegnati in mansioni pesanti, ma in un senso che non coincide strettamente con quello dei lavori usuranti così come definiti in passato. Considerando i codici Ateco, quelli usati dall’Istat per classificare le attività economiche verranno inclusi anche altri lavoratori, ad esempio gli operai edili.

IL RISCATTO DELLA LAUREA
Per ulteriori categorie di lavoratori ci saranno altri provvedimenti specifici che renderanno il traguardo della pensione più vicino. Ad esempio per i “precoci”, che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni, si sta valutando un abbuono contributivo di 2-3 mesi per ogni anno in età giovanile, mentre dovrebbe essere ormai acquisita - sempre a loro vantaggio - la cancellazione definitiva della penalizzazione economica per chi va in pensione prima dei 62 anni, al momento rinviata al 2018. Per unire spezzoni di carriera in enti previdenziali diversi è confermato l’ampliamento del cumulo contributivo, e in questo ambito saranno validi per il diritto alla pensione anche gli anni di università riscattati. Un intervento più complessivo sul riscatto della laurea sarà invece discusso in una fase successiva.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA