«Noi stiamo lavorando con responsabilità e conosciamo gli obblighi che abbiamo perché sono contenuti nell'accordo nazionale, inutile minacciare sanzioni o la revoca della convenzione». Maurizio Scassola segretario generale di Venezia della Fimmg, e come lui anche altri rappresentanti sindacali, hanno trascorso il fine settimana subissati di telefonate e mail di colleghi che non hanno gradito che il presidente del Veneto Luca Zaia durante la presentazione dell'ultima ordinanza, rispondendo alle domande dei giornalisti, abbia ricordato che tutti i medici di medicina generale sono obbligati a fare i test rapidi antigenici nei loro ambulatori, salvo incorrere in multe o perdita della convenzione.
«Toni perentori» che Scassola giudica inutili in un momento così delicato. «Noi conosciamo bene i nostri obblighi - ripete - ma abbiamo presenti anche quelli della Regione, quindi finché non riceveremo i dispositivi di sicurezza per ogni paziente da sottoporre a test, non ci muoveremo».
Questo per dire ai pazienti che da questa mattina molti medici di famiglia non saranno pronti ad effettuare i tamponi nei loro ambulatori. Continueranno a farli coloro che si erano già attrezzati in forma volontaria e che sono 650 circa il 20% dei 3.150 medici di base presenti in Veneto. «Tutti gli altri non possono essere operativi - continua il rappresentante della Fimmg - perché non hanno ancora ricevuto i test e nemmeno i dispositivi di sicurezza che noi riteniamo debbano essere non solo mascherine e visiere, ma tute e calzari come quelli del personale che opera nei centri Covid e nei Punti di accesso rapido per i tamponi. I medici devono lavorare in massima sicurezza per se stessi e per non diventare veicolo di contagio per i propri pazienti».
PER LA FASCIA 0-14
Pure i pediatri di base non saranno operativi da questa mattina. Ricordiamo che come i medici di medicina generale anche loro dovranno effettuare i tamponi ai loro piccoli pazienti, non a chi presenta già i sintomi riconducibili al Covid, ma ai bambini asintomatici che sono stati a stretto contatto con una persona positiva, come previsto dall'accordo firmato il 28 ottobre tra la categoria e il ministero della Salute. «Finora non siamo ancora stati convocati dalla Regione - spiega Franco Pisetta, segretario regionale della Fimp - preciso che il contesto dell'assistenza pediatrica è diversa rispetto a quella dell'adulto: fare un test profondo ad un bambino non è semplice».