PADOVA Asilo, scuola elementare e scuola media. Bambini, ragazzi e insegnanti. Non è il primo focolaio scolastico del Veneto ma è di sicuro il più esteso, quello che richiede immediatamente 420 tamponi per circoscriverlo. Allo storico istituto paritario Don Bosco di Padova, uno dei più noti della città, il caso è esploso tra giovedì sera e ieri mattina: sono positivi sette alunni e due docenti che appartengono a classi o addirittura a scuole diverse. Per questo motivo l'Ulss 6 Euganea ha dovuto mettere in campo un intervento di massa senza perdere nemmeno un minuto.
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Focolaio a scuola
Nella sede dell'istituto cattolico, che conta 109 anni di storia ed è considerato uno dei più esclusivi di Padova, sono già stati fatti i tamponi a sei classi in seguito alla positività di uno studente. Risultano contagiati un alunno della materna, due dell'elementare, quattro delle medie e due insegnanti. Il Don Bosco comprende anche diversi indirizzi liceali, ma le superiori sono in una palazzina separata non interessata da questo focolaio.
Vista l'estensione del contagio il Dipartimento di Prevenzione ha deciso di effettuare i tamponi a tutto l'istituto: altre 15 classi, l'intero organico di insegnanti e pure il personale Ata.
Contagi tra studenti
Nella provincia di Padova sono 64 le scuole coinvolte da almeno un caso di Covid e proprio qui, all'istituto superiore Einstein di Piove di Sacco, la scorsa settimana è stato registrato (e per fortuna circoscritto) un maxi-focolaio con 20 positivi tra studenti e professori. L'ultimo caso, invece, è venuto a galla ieri a Camposampiero: è bastato un bimbo positivo per costringere all'isolamento 36 bambini e quattro insegnanti di un asilo.
Sempre a Padova giovedì mattina è suonato un altro campanello d'allarme perché in una scuola elementare del centro, la De Amicis, la preside si è trovata costretta a varare una sorta di quarantena fai-da-te. Il messaggio recapitato ai genitori è stato questo: «Alle nove di sera un'insegnante mi ha comunicato la sua positività al Covid. Ho fatto centinaia di chiamate all'Ulss ma non mi ha risposto nessuno. Io la scuola non la posso chiudere perché commetterei il reato di interruzione di pubblico servizio, ma valutate autonomamente voi se portare i vostri figli a scuola oppure no». Alla fine si sono presentati in 4 su 15. «Il servizio telefonico in orario notturno non funziona - ha spiegato l'azienda sanitaria -. La curva epidemiologica si è alzata in modo rapidissimo e la mole di lavoro è aumentata molto, ma questo caso è stato preso in gestione al mattino stesso. Stiamo facendo il possibile». L'ondata si fa sempre più grande.