Coronavirus, la denuncia dei medici: «Le tute protettive cinesi non sono idonee, servono verifiche»

Coronavirus, la denuncia dei medici: «Le tute protettive cinesi non sono idonee, servono verifiche»
Coronavirus, la denuncia dei medici: «Le tute protettive cinesi non sono idonee, servono verifiche»
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Sabato 11 Aprile 2020, 16:59 - Ultimo aggiornamento: 21:36

Tute protettive di fabbricazione cinese, acquistate dall'Italia e distribuite ai tanti medici e infermieri che devono lavorare in prima linea nei reparti Covid. Eppure, in piena emergenza coronavirus, arriva la denuncia di Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Bari e della Federazione nazionale degli Ordini di medici (Fnomceo): «Sull'idoneità di quei dispositivi Iwode, di certificazione cinese, ci sono grossi dubbi e sarebbe il caso di procedere con opportune verifiche, per tutelare la salute di tutti gli operatori sanitari».

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Il dottor Anelli ha raccolto l'appello di Saverio Andreula, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Bari, che ha reso noto che le tute cinesi distribuite alle strutture del Ssr sarebbero utilizzabili esclusivamente per la protezione meccanica e non per la protezione da rischi di contaminazione biologica, quindi non sarebbero idonee ad essere usate nelle unità di degenza Covid-19.

Una nota del 9 aprile scorso della presidenza della Giunta regionale - sezione Protezione civile inviata al Dipartimento politiche della Salute e alle aziende del Ssr faceva presente la disponibilità di 120 mila tute di protezione Iwode con certificazione cinese (GB 19082-2009). A fronte della indisponibilità di tute di categoria 4 per rischio biologico, certificate secondo gli standard europei (Norma Uni-En), invitava le aziende sanitarie regionali alla distribuzione delle tute di certificazione cinese. Sembra tuttavia che le tute cinesi in questione siano quelle utilizzate in Cina per le sole attività di sanificazione degli ambienti e non per la gestione dei pazienti Covid-19.

«In questa epidemia i medici e tutti gli operatori sanitari stanno dando prova di un impegno e di una dedizione senza pari - conclude Anelli - Hanno però il diritto di lavorare in condizioni di sicurezza, perché la tutela del diritto alla salute dei cittadini deve accompagnarsi alla tutela dei lavoratori che le aziende sanitarie devono essere in grado di garantire anche in questa situazione di emergenza».

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