Ore 10,28, l'ex carabiniere Giuseppe Di Bello si inoltra dove nessuno finora si era spinto nelle ricerche del piccolo Gioele Mondello, nella boscaglia più fitta, nei pressi di Caronia, nel Messinese. Ha un falcetto in mano, e conosce bene quei luoghi. Può farsi largo tra la vegetazione più fitta, passare dove solo gli animali possono.
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Tra i rovi, quelli impenetrabili, c'è un piccolo tronco, la testa più in là, e poi altre ossa, un ciuffo di capelli. Le tracce che si inseguivano da giorni. I resti sono «al 99 per cento di Gioele», dicono gli investigatori, del bambino di 4 anni scomparso il 3 agosto nei pressi di Caronia, insieme alla mamma Viviana Parisi, la dj trovata morta a qualche centinaio di metri. «L'ho trovato dove gli altri non lo hanno cercato. Sono arrivato dove nessuno era ancora arrivato». Di Bello, sfinito dalle ore passate in mezzo ai rovi, un cappellino mimetico in testa e una maglietta blu, si infila in macchina. Come è finito, secondo lei, Giole lì? «Non mi interessa, saranno i magistrati a scoprirlo», risponde ai giornalisti.
Il corpicino che quasi certamente appartiene al bambino di 4 anni era straziato «dagli animali selvatici. È stato un dono di Dio, ritrovarlo», aggiunge il carabiniere in congedo. Gli animali, anche cani e maiali, potrebbero aver trascinato il corpo fin lì, a circa 700 metri dal tralicco dove è stata trovata la mamma.
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«È stato straziante vedere quel tronco di bambino senza arti, con un pezzetto di femore e null'altro», racconta uno dei soccorritori. «C'è anche un ciuffo di peli, non si sa se sono del bimbo o di un animale accanto ai resti».