Christian perde le gambe a 22 anni e sogna le Olimpiadi con le protesi regalate dal web: «Ho consolato i miei, conta ciò che resta»

Christian perde le gambe a 22 anni e sogna le Olimpiadi con le protesi regalate dal web: «Ho consolato i miei, conta ciò che resta»
Christian perde le gambe a 22 anni e sogna le Olimpiadi con le protesi regalate dal web: «Ho consolato i miei, conta ciò che resta»
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Domenica 16 Maggio 2021, 18:33

Il canoista Christian Volpi, 22 anni, è vivo per miracolo dopo l'incidente che gli è costato le gambe. Sul web è stata organizzata una colletta per comprare le protesi e lo sportivo ci ha tenuto a ringraziare quanti hanno espresso solidarietà. «Grazie per la vicinanza che avete nei miei confronti, per l'amore che sto ricevendo,che è sicuramente più del dolore che ho provato quando il 13 maggio ho guardato verso il basso, scoprendo cosa mi era successo. Ma ricordatevi, questo è solamente un altro giro di giostra. Ci vediamo a breve, più forti di prima», ha scritto Christian su Instagram.

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Il ragazzo già sogna Parigi 2024 e vuole raggiungere l'obiettivo con le protesi. «Non vedo l’ora d’indossarle, mi sentirò un po’ cyborg. E magari se un giorno mi fanno i piedi-razzo, come Iron Man, diventerò un Super-eroe... Sto già pensando alle Olimpiadi, anzi alle Paralimpiadi del 2024 a Parigi. Ci sarò, costi quello che costi. Appena esco, tra un paio di settimane, dopo la riabilitazione, mi infilo le gambe nuove e inizio ad allenarmi. Poi tenterò ancora di entrare all’università, mi piace Scienze Motorie. Lo scorso anno non ci sono riuscito perché il mio voto di diploma non era altissimo. Ma ora ci riprovo, quella è la mia strada, anche adesso, anche dopo l’incidente», spiega al Corriere della Sera l'allenatore dell’Unione canottieri di Livorno. Racconta anche di aver rassicurato la famiglia: «Ho perso le gambe, ma ho consolato i miei genitori: nella vita conta ciò che resta». 

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Pensa anche al terribile incidente di cui è stato vittima: «Se non ci fossero stati quei ragazzi che mi hanno bloccato l’emorragia con le loro cinture sarei morto. Voglio incontrali voglio ringraziarli, così come ringrazio medici e infermieri. Così come tutti coloro che hanno aderito alla sottoscrizione per l’acquisto delle nuove gambe hi-tech... Non ricordo quasi nulla di quel giorno. Sento una voce che urla di stringermi il laccio emostatico a ciò che restava dei miei arti inferiori. Poi mi sono svegliato. Ho visto un infermiere, aveva il volto sorpreso. “Boia dé, il bimbo è già sveglio” ha detto in vernacolo livornese. Mi hanno detto che ho avuto anche un arresto cardiaco. Ho guardato il soffitto, poi ho abbassato lo sguardo. Le gambe non c’erano più. Nello stesso momento sono entrati babbo Roberto, e Matteo, uno dei miei due fratelli gemelli. Eravamo tutti commossi. Mio padre mi ha detto che non mi dovevo preoccupare, che lui, mamma e i miei fratelli ci sarebbero stati sempre. Li ho ringraziati e ho detto loro che nella vita non si deve pensare a che cosa si è perso ma a quello che ci resta».

Nell'ultimo post su Instagram ha condiviso, invece, le sue emozioni: «Ciao a tutti, scusate la faccia pallida, il graffio all'occhio e i capelli più unti di sempre, ma vorrei che faceste attenzione ad un'altra cosa. Al mio sorriso, il sorriso che mi ha portato avanti fino ad oggi, ancor prima di quella sera, che nonostante tutto,non è sparito. Ci tenevo a ringraziare Tutti coloro che mi hanno sostenuto, sia nella raccolta fondi sia semplicemente con parole di supporto, che se pur possono sembrare "ripetitive" come tanti mi hanno detto, credetemi,non sono mai abbastanza. Ringrazio tutto il mondo, non credevo che un semplice ragazzo di una semplice città riuscisse a scatenare una cosa del genere. Sarà perché nella mia vita, non ho mai voluto del male a nessuno, e di conseguenza ho sempre voluto bene a tutti, e tutto quell'amore che ho coltivato nel cuore delle persone, ora è sbocciato in un momento così delicato, come quando, alla fine di una tempesta, l'acqua che è scesa dal cielo aiuta i fiori a sbocciare. Ringrazio chiunque mi abbia pensato, ma soprattutto ringrazio i miei amici stretti (non ve ne abbiate a male eh) che sono riusciti a far arrivare la mia storia anche a persone famose (delle quali non faccio i nomi, sarebbero troppe e sinceramente sono così rincoglionito dai farmaci che non saprei nemmeno dirvelo tutti)... Detto questo, ci vediamo fuori dall'ospedale il prima possibile, pronto a combattere e ad allenarmi come ho sempre fatto. E ricordatevi! Forza Livorno! (ma anche l'Atletico Madrid mica male eh...)». Intanto la raccolta fondi ha superato i 130mila euro. 

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