Batterio killer, a Verona primo parto dopo la riapertura. Zaia: «Infezione trascinata per mesi»

Batterio killer, a Verona primo parto dopo la riapertura. Zaia: «Infezione trascinata per mesi
Batterio killer, a Verona primo parto dopo la riapertura. Zaia: «Infezione trascinata per mesi
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Mercoledì 2 Settembre 2020, 14:02 - Ultimo aggiornamento: 18:25

Si chiama Anna Maria e pesa 2,840 chili, è la bimba nata due minuti dopo la mezzanotte all'Ospedale della Donna e del Bambino di Verona, a Borgo Trento, e rappresenta un tentativo di ripartenza per la clinica scaligera dopo la lunga operazione di bonifica durata due mesi e mezzo in seguito ai casi di infezione da Citrobacter, che hanno colpito oltre 90 neonati e hanno causato la morte di quattro neonati dal 2017 a oggi. 

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Un reparto scosso dallo scandalo sul quale, oltre all'indagine della Commissione regionale che ha depositato ieri una relazione di 52 pagine, ha aperto un'inchiesta la Procura della Repubblica, che dopo aver acquisito il documento ha già raccolto le prime deposizioni dei genitori di alcune piccole vittime. «Un po' di paura ce l'avevo già prima per il Covid - ha detto la neomamma di Anna Maria - però speravo di riuscire a far nascere qui la mia bambina. È comprensibile che ci siano perplessità e che la gente abbia paura, soprattutto guardando dall'esterno, però io sono stata seguita dai medici di questo ospedale e volevo partorire qui per finire dove avevo cominciato». Sulla terribile infezione pendono anche provvedimenti nei confronti dei responsabili operativi del reparto. 

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Luca Zaia: giustizia per le famiglie

Lo ha fatto presagire il presidente del Veneto, Luca Zaia, che oggi ha ripercorso la vicenda. «Siamo davanti a un'infezione ospedaliera - ha detto ai giornalisti - con uno dei batteri più terribili. Può accadere che negli ospedali ci siano infezioni temporanee, circoscritte, che si vanno a spegnere, ma questa è una storia che si è trascinata per mesi, se non per anni. Non spetta a noi giudicare, la Procura faccia prima che può. Penso che la relazione sia assolutamente chiara e lapidaria». «Attendiamo la controdeduzione dell'Azienda ospedaliera - ha quindi aggiunto Zaia - perché siamo in uno stato di diritto. Dopodiché assumeremo tutte le decisioni che ci competono e che saranno necessarie. Ho chiesto al direttore dell'Azienda ospedaliera di valutare tutte le misure possibili e necessarie in via di autotutela, anche verso gli attori della vicenda».

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E le parole degli ispettori esterni pesano: secondo la relazione finale la contaminazione, partita da fattori ambientali ha avuto una «iniziale sottostima» e «il riconoscimento tardivo del problema». Tra le concause una «apparente insufficiente adesione alle procedure di igiene delle mani», il «possibile utilizzo anche dell'acqua di rete, sia da operatori che da familiari, per l'igiene delle mani» e «anche per altre procedure che riguardano la gestione dei neonati». 
 
 

Angoscia a Verona

Di fronte a questa accusa, il direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Massimo Franchi ha sottolineato che «tutto questo ci ha angosciato e ci ha portato a vivere dei momenti molto brutti, certo non come chi ha subito questa vicenda delle infezioni in maniera ben differente e dolorosa», ha aggiunto.​

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