Dopo flop a mondiali riduzione da 2 a 1
degli extracomunitari. No della Lega A

Sergio Campana
Sergio Campana
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Sabato 3 Luglio 2010, 13:08 - Ultimo aggiornamento: 13:09
ROMA (2 luglio) - Il nuovo corso dell'Italia del calcio parte con un decisione dal sapore antico. Dopo il fallimento dei Mondiali del 1966 la Federcalcio chiuse le frontiere agli stranieri; dopo il flop degli Azzurri di Lippi alla rassegna iridata del Sudafrica ha deciso di idurre da 2 a 1 il tesseramento degli extracomunitari nei campionati professionistici. Anche se il presidente della Figc, Giancarlo Abete, ha escluso al termine del Consiglio Federale una relazione di causa-effetto tra l'eliminazione al primo turno dell'Italia e la novità normativa, il tesseramento di un solo straniero (sempre in sostituzione di un altro, e quindi senza la possibilità di aumentare il numero attuale nell'organico societario), si inserisce proprio in quel progetto richiesto a furor di popolo per rilanciare le quotazioni del calcio italiano nel panorama internazionale.



La nuova regolamentazione, votata a larga maggioranza dal Consiglio federale
ed immediatamente esecutiva, non è ovviamente piaciuta alle società di Serie A, rappresentate dal presidente Maurizio Beretta, e dai consiglieri Claudio Lotito e Massimo Cellino. «Noi abbiamo votato contro a quello che sembra essere il classico topolino partorito dalla montagna - le parole di Beretta - Ci lascia con l'amaro in bocca anche in considerazione del fatto che il mercato è già aperto e potrebbe causare problemi alle società».



La riposta di Abete, però, non è tardata ad arrivare: «La normativa sugli extracomunitari viene messa in calendario ogni anno dalla Figc e viene varata più o meno sempre in questo periodo, anche nel corso della campagna trasferimenti - la sottolineatura del presidente federale -. Ovviamente il problema della valorizzazione dei vivai nazionali trova in questa norma solo un tassello, nessuno ha la pretesa di pensare che sostituendo solo un extracomunitari si risolvono tutti i problemi». Problemi che la Figc affronterà con un piano volto ad incidere su quattro differenti aree: «In quella normativa è inserita la novità sugli extracomunitari.



Ci sarà poi una rivisitazione dell'area legata alla finalizzazione delle risorse di sistema (che nel 2009-2010 sono state in totale di 40 milioni di euro, di cui 24 girate alla ex Lnp e 16 alla Lega Pro, ndr) assieme a una responsabilizzazione della politica sportiva da parte delle società. Infine, si interverrà sulla qualità e sulla valorizzazione dei vivai nazionali». «La politica della Figc - ha spiegato Abete - punterà a rafforzare le logiche di incentivazione nei confronti di coloro i quali utilizzeranno giocatori selezionabili e provenienti dai vivai nazionali. E questo anche dopo aver verificato con una documentazione statistica il fatto che negli ultimi quattro anni in Italia c'è stata poca attenzione sotto questo punto di vista».



I numeri portati da Abete fotografano il minutaggio, in percentuale, dei giocatori non italiani nella Serie A. «Dal 2006 al 2010 l'utilizzo di giocatori non selezionabili per le nazionali è salito di 12 punti, dal 29 al 41 percento. Mentre in Spagna si è passati dal 36 al 31, e in Germania dal 51 al 49 per cento». Non sono invece servite percentuali, o votazioni, ad Abete per incassare la fiducia informale del Consiglio Federale dopo le richieste di dimissioni arrivate da più parti in seguito al flop sudafricano: «Io attaccato alla poltrona? Ho tanti difetti ma di certo non sono presuntuoso - la replica del presidente federale - Il calcio si sa è come la vita, ci sono gioie e amarezze. L'importante è che quando si hanno esperienze negative ci si trovi nelle condizioni di capire la qualità dei rapporti creati con le persone. Ritengo che questa esperienza mi abbia testimoniato che le scelte sono state giuste e che la qualità dei rapporti impostati era positiva. Non mi sento tradito da nessuno».



«La riduzione da due a un extracomunitario tesserabile è passata al Consiglio federale anche se la Lega di serie A non era d'accordo»: lo ha detto Leonardo Grosso, vice presidente della Associazione calciatori al termine del Consiglio Federale. «La Lega di Milano non vuole ridurre il numero da due a uno. Bisogna avviare una politica che limiti gli stranieri e valorizzi i vivai». Queste le parole del presidente dell'Associazione calciatori, Sergio Campana, all'uscita dal Consiglio Federale in via Allegri.



Lotito: penalizzati clib che hanno trattative in corso. «Questa decisione penalizza alcuni club di serie A che avevano intavolato trattative che oggi non possono più concludersi rischiando così responsabilità contrattali». Lo ha detto Claudio Lotito, presidente della Lazio e consigliere di Lega A, dopo il Consiglio federale che ha dato il via libera alla riduzione degli extracomunitari tesserabili dai club di serie A. «Avrebbe avuto più senso varare un provvedimento del genere dalla finestra del mercato invernale di gennaio», ha proseguito Lotito. «Ritengo che non sia la soluzione più giusta per risolvere i problemi attuali del calcio italiano. Ma ora non è il momento di fare processi».



Galliani: no alla riduzione, non risolve nulla e il mercato è già aperto. Sulla decisione del Consiglio federale di ridurre a uno il numero di extracomunitari tesserabili l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani si allinea «perfettamente» con il commento del presidente della Lega di Serie A Maurizio Beretta che, dopo aver votato contro la decisione, l'ha definita una scelta che «non risolve i problemi del calcio italiano» e «arrivando nel momento in cui il mercato è già aperto potrebbe causare problemi a diverse società». «Preferisco non commentare - ha detto Galliani - il mio parere è perfettamente espresso dal presidente Beretta: la nostra posizione si allinea perfettamente con quella espressa dalla Lega di Serie A». Sul tema, l'Inter ha deciso di non esprimere alcun commento.