Caso Agraria e Unisalento: puntare sulla qualità

di Ferdinando BOERO
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Mercoledì 30 Dicembre 2015, 09:44

Il Curc boccia Agraria e Scienze Motorie all’università del Salento. Avremmo dovuto prevenire questa mossa. Non ci si presenta all’esame con una scarsa preparazione, si corre il rischio di bocciatura. Poi si può sempre dar la colpa al professore, ma intanto la bocciatura c’è stata. Ho qualche domanda a cui non riesco a trovare risposta. Ci stanno diminuendo il budget, e non abbiamo fondi da investire in nuovi posti di ruolo, per sostituire chi va in pensione.

Avremo difficoltà a mantenere i corsi che abbiamo, però ne proponiamo di nuovi. Pare che le proposte siano state bocciate perché non ci sono docenti di ruolo in numero sufficiente a garantire il normale svolgimento dei corsi e si confida troppo in docenti “esterni”. Come avremmo fatto a mantenere i nuovi corsi? Avremmo smantellato quel che abbiamo costruito e avremmo usato i budget lasciati liberi dai pensionamenti per sostenere le nuove proposte?

Se ci sono stati investimenti in direzioni che hanno fruttato poco in termini di produzione scientifica e di prestigio per la nostra Università, sarebbe meglio rivedere la rotta. C’è la valutazione Anvur a dirlo. E il successo nei progetti europei e nazionali, e anche nelle abilitazioni a ruoli superiori. Dobbiamo valorizzare quel che di buono abbiamo realizzato.

Continuo a chiedere: quali sono le aree in cui l’Università del Salento ha raggiunto livello internazionale? E poi, se vogliamo aprire nuovi corsi possiamo attingere agli elenchi degli abilitati nei recentissimi concorsi valutativi. Chiamiamo il meglio e rubiamolo alle altre Università! E prepariamo corsi di laurea competitivi fin da subito. Solo la qualità paga, non c’è altra strada. Non siamo più negli anni cinquanta: chi ambisce a conseguire una laurea vuole avere il meglio, si informa, e va dove l’offerta formativa è migliore. Non possiamo offrire corsi di “parcheggio”, il famoso esamificio che dà pochi sbocchi.

Trovo ottima l’idea di un corso di Comunicazione Istituzionale. Oramai ogni progetto europeo ha un pacchetto di lavoro dedicato alla comunicazione. E all’Università si chiede la terza missione che, tra l’altro, comprende la comunicazione. Mi sento di suggerirne un altro: Confezionamento e gestione di progetti europei. Abbiamo un preoccupante deficit di successo nell’ottenimento dei fondi europei. E quando li otteniamo spesso poi non li spendiamo adeguatamente. Ci vogliono professionisti per questi ruoli. È difficilissimo ottemperare agli adempimenti burocratici imposti dall’Unione Europea, e non solo. La vessazione burocratica nei confronti del mondo produttivo è spaventosa. Certo, la soluzione sarebbe di semplificare. Ma pare che questa battaglia sia perduta. E quindi almeno formiamo persone che siano in grado di gestire le pastoie burocratiche che ci impediscono di lavorare in pace. Magari riusciranno persino a semplificare le procedure.

Gli uffici degli istituti di ricerca e di tutte le amministrazioni pubbliche trarrebbero enormi vantaggi dal dotarsi di esperti di questo tipo.
Ho parlato diverse volte a favore della Facoltà di Agraria, ma ho detto altrettante volte che non si possono improvvisare proposte del genere. Bisogna avere un corpo docente formidabile per dare garanzie di alta qualità ai nostri studenti, fin da subito. E lo stesso vale per le altre proposte.

Dopo 60 anni l’Università del Salento deve saper fare un bilancio e capire dove gli investimenti sono stati produttivi e dove le scelte non sono state felici. Ora ci sono le valutazioni, non possiamo non tenerne conto. Forse il CURC ha bocciato le proposte per bloccare la concorrenza, o forse le proposte davvero non erano adeguate. Occorre effettuare una severa analisi e capire, eventualmente per modificare la rotta (facendo proposte adeguate e valorizzando quel che di buono abbiamo), oppure per combattere per far valere il nostro valore.

In molte occasioni ho detto che i punti di forza del Salento sono l’enogastronomia e l’agroalimentare, i beni culturali, e i beni ambientali. Per ambiente e beni culturali abbiamo corsi di laurea di buon livello. Ma il territorio non è molto ricettivo nei confronti dei laureati in queste discipline. E forse non lo sarebbe neppure per gli esperti in agroalimentare. Inspiegabilmente il capitale umano qualificato non trova impiego e valorizzazione. I nostri laureati vanno via. E altrove trovano occasioni di lavoro.

C’è uno scollamento tra vocazione del territorio e realizzazione dei nostri potenziali. Va benissimo l’industria, ma la strada industriale è stata seguita per lo sviluppo di Brindisi e di Taranto, con i risultati che ben conosciamo. Dobbiamo valorizzare le nostre unicità. E qui è la politica a dover fare la sua parte, incentivando percorsi virtuosi, anche facendo buon uso dei fondi europei. Perché non sono i fondi che mancano, manca la capacità di saperli utilizzare adeguatamente. Se questa capacità ci fosse, non avremmo alcun problema. E invece…
Ferdinando Boero