Vendono falso olio Evo: 24 misure cautelari, un giro d'affari per 8 milioni

Vendono falso olio Evo: 24 misure cautelari, un giro d'affari per 8 milioni
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Martedì 14 Maggio 2019, 18:10 - Ultimo aggiornamento: 20:44
Un giro d'affari illecito stimato intorno agli 8 milioni di euro annui. Bottiglie di olio di soia con un costo di produzione di 1 euro e 20 centesimi al litro rivendute anche sul mercato estero spacciandole per extravergine di oliva pugliese a prezzi che oscillavano tra i 5 ed i 10 euro. È la truffa scoperta dai carabinieri del Nas di Foggia che hanno arrestato 24 persone (14 in carcere e dieci ai domiciliari) accusate di aver sofisticato, addizionandolo con clorofilla, olio di semi di soia o di girasole spacciandolo poi, anche oltre i confini nazionali, per rinomato extravergine pugliese. L'operazione, che prende appunto il nome di Oro Giallo, è stata realizzata in collaborazione con la polizia tedesca. Gli indagati, se pur milionari grazie all'olio taroccato, figuravano come braccianti agricoli e riuscivano persino a percepire l'indennità di disoccupazione erogata dall'Inps, certificando false assunzioni in aziende compiacenti. L'organizzazione criminale aveva scelto come base logistica un frantoio di Cerignola, nel Foggiano, regolarmente autorizzato. Secondo l'accusa, gli arrestati si rivolgevano al capo del sodalizio nonché titolare dell'oleificio, per acquistare olio di semi già sofisticato, o da sofisticare mediante l'aggiunta di «verdone», una miscela con un'altissima concentrazione di clorofilla. Nell'oleificio foggiano fidati operai si occupavano della contraffazione dell'olio. Altri indagati, invece, provvedevano ad addizionare e confezionare l'olio in magazzini o depositi di fortuna, privi di qualsiasi garanzia di igiene, collocati spesso in luoghi nascosti per eludere eventuali controlli. Una volta pronto, il prodotto partiva per il Nord, in regioni come Piemonte, Lombardia e Emilia Romagna o nei ristoranti di importanti città italiane ed estere. Gli indagati con maggiore potere economico, riuscivano ad esportare l'olio in Germania. Ogni 15 giorni partivano spedizioni con tir che trasportavano anche oltre 23mila litri di prodotto. Una volta arrivato in Germania l'olio finiva sia sulle tavole dei ristoranti che sugli scaffali della grande distribuzione. In alcuni casi veniva consegnato anche con il «porta a porta». Per il pagamento delle forniture gli indagati accettavano qualsiasi forma di pagamento: dal contante, ai bonifici bancari o versamenti su PostePay. Gli inquirenti, al termine delle indagini, hanno sequestrato due immobili e un'azienda olearia, 6 autotreni e oltre 150mila litri di olio sofisticato, per un valore commerciale stimato intorno al milione e 200mila euro. Il ministro della Salute Giulia Grillo ha ringraziato in un tweet i carabinieri del Nas: «Tuteliamo la salute dei cittadini e il nostro made in Italy che fa grande il nome dell'Italia nel mondo», ha scritto. Soddisfatto per l'operazione il presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo, che ringrazia magistrati e forze dell'ordine «che hanno smantellato questo sistema criminale che inquinava le tavole dei consumatori e che danneggiava mercati ed economia agricola». «Ora - ha detto - serve più coraggio nei controlli sugli scaffali dove più del 50% di prodotto è contraffatto». Anche il presidente di Unaprol, David Granieri, chiede di intensificare i controlli, ma anche di rendere omogenee le operazioni di verifica, ad esempio in riferimento al livello di acidità dell'olio extravergine».
   
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