La storia e la sua funzione civile, la storia come conoscenza del passato, comprensione del presente e strumento per tentare di scrutare il futuro. Sono queste alcune delle funzioni della storia da quando Erodoto, considerato il padre della historia (ricerca) ne dichiara lo scopo primario: quello di fissare nel tempo le imprese memorabili. Da allora tanta storia ha plasmato i secoli e i racconti non sono più solo quelli delle imprese memorabili, ma vi è la storia delle donne, dell’infanzia, dell’economia, della politica, della società. Insomma, una rivoluzione storiografica che a partire dalla scuola della Annales francesi e dai loro fondatori nel 1929, Marc Bloch e Lucien Febvre, ha fatto in modo che la storia sia totalizzante nel senso che nella storia confluiscono saperi che ancora nel XIX secolo si credeva fossero separati e diversi. E alla storia fanno riferimento tante conoscenze umane poiché senza storia non può esserci una visione d’insieme.
Resta comunque viva la sfida dell’insegnamento della storia e della sua divulgazione. La società ha fame di storia: ne è pieno il web, la televisione con programmi appositi e canali dedicati, i dibattiti su alcuni avvenimenti storici riempiono i teatri, e poi riviste, podcast, libri. È la dimostrazione che i saperi storici non possono restare chiusi nell’accademia e vi deve essere uno sforzo collettivo da parte delle università e dei centri di ricerca di coniugare ricerca scientifica e divulgazione. Il rischio è una società in cui la divulgazione della storia sia gestita solo da attori che con l’Università hanno poco o nulla a che fare, o meglio ancora hanno poca o nessuna dimestichezza con la ricerca storica sul campo. Il rischio è una storia imprecisa, approssimativa, parziale o peggio ancora manipolata, con la conseguenza che i cittadini tutti non avranno contezza “delle cose passate” e saranno preda di populismi, revisionismi e manomissione degli eventi storici.
Di questo e di altre sfide relative all’insegnamento e alla divulgazione della storia si discute oggi e domani a Lecce in un incontro nazionale sull’insegnamento e la divulgazione della storia nel nostro Paese. Il convegno è organizzato dalla Sisem (Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna), dall’Università del Salento e dal suo Dipartimento di Scienze Umane e Sociali.
L'insegnamento tra pandemia e didattica a distanza
La prima parte dell’incontro - oggi pomeriggio a partire dalle 15 - è dedicata all’insegnamento della storia, dalla scuola primaria fino ai corsi di laurea magistrali, durante la pandemia e con l’utilizzo della didattica a distanza (dad).
I manuali di storia e la loro evoluzione, la tv e il web
Nella seconda parte dell’incontro, che si svolgerà domani dalle 9 alle 14, si parlerà dei manuali di storia e della loro futura evoluzione, delle storie di genere e della divulgazione della storia attraverso la televisione e il web. Saranno presenti alcuni tra i maggiori specialisti italiani sull’argomento i quali, con le proprie esperienze, daranno il loro contributo alla comprensione di dinamiche in continua evoluzione e mutamento.
Introdurrà l’insieme dei lavori Giuseppe Patisso, coordinatore della commissione didattica e scuola della Sisem, e poi si alterneranno, come relatori, studiosi come Agostino Bistarelli, Gianluca Bocchetti, Vito Lorè, Silvia Mantini, Marco Mondini, Walter Panciera, Igor Pizzirusso, Michela Ponzani, Aurora Savelli, Elisabetta Serafini, Enrico Valseriati, Lorenza Vantaggiato, Andrea Zannini.
Chiuderà gli incontri una tavola rotonda presieduta da Vittorio Frajese durante la quale ci si potrà confrontare con specialisti e studiosi sulle varie tematiche affrontate nelle due sessioni di lavoro. La storia, quella raccontata sul web e in televisione, quella scritta, insegnata, divulgata sarà la principale protagonista dell’incontro.