Dalla Ferrante a Santagata, da Dante a Gemito: i temi, i protagonisti, le suggestioni dei libri dello Strega

Dalla Ferrante a Santagata, da Dante a Gemito: i temi, i protagonisti, le suggestioni dei libri dello Strega
di Renato Minore
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Mercoledì 10 Giugno 2015, 19:42 - Ultimo aggiornamento: 19:53
Tra i dodici libri dello Strega c’è l’enigmatica Elena Ferrante, nom de plume che - fin dal 1992, l’anno dell’«Amore molesto» - ha “cancellato” l’identità di chi scrive. Pseudonimo di un narratore sconosciuto o eteronimo di uno scrittore noto che ancora si è nascosto e ha difeso anche in quest’occasione le sue ragioni.



Una scrittrice amatissima, in testa alle classifiche, tradotta e conosciuta anche all’estero. L’italianità che esporta è molto oleografica e, nel bene e nel male, legata al mito della città di Napoli. Ma il suo fascino sta anche nel mistero, impenetrabile a ogni gossip, si è anche pensato che possa essere un uomo o anche, addirittura un collettivo di autori. "Storia della bambina perduta" conclude la fortunatissima saga sull’amicizia fra due ragazzine napoletane in contatto per tutta la vita tra affetto, complicità, antagonismo e rivalità.



Accanto alla Ferrante un’altra napoletana, Vanda Marasco che ha raccontato la storia di un reietto, Francesco Gemito lo scultore vesuviano. Cadute e risalite, trionfi e polvere, misconoscimenti e tardive attestazioni di stima, tormenti interiori e necessità di fare i conti con una realtà fatta d’insopprimibili necessità. Il romanzo si fonda in parte su documenti, lettere, diari con ampio ricorso all’invenzione, grazie anche alla sua lingua, dove si mescola l’alto e il basso del dialetto che conferisce una potente forza espressiva al racconto.



Altra scelta “biografica” quella Marco Santagata, in questo caso è il “monumento che scende dal piedistallo”, addirittura Dante Alighieri. Molto intimo, quasi quotidiano, rievoca le vicissitudini del suo amore segnato da destino, fa i conti con le tentazioni del potere e le ferite del tradimento, con l’aspirazione alla gloria letteraria e il timore di non riuscire a comporre il suo capolavoro. Un saggio in forma di racconto pop, accanto al rapimento in cielo ci sono quadri da sit-comedy con Gemma, la moglie brontolona.



Quattro libri poi, in forme diverse, provano a raccontare le angosce e i disagi del presente, come una fotografia esatta talora anche crudele, talora grottesca o esilarante. Nelle diciassette storie de “La sposa”, a tutti gli effetti un “romanzo polifonico”, Mauro Covacich racconta fatti reali fusi con invenzioni e schegge autobiografiche in cui affiora la sofferta sterilità di una generazione, che non ama il futuro avendo rinunziato ai figli per ambizioni personali.



Altra “confessione” in “FInalCult”: Vins Gallico ragiona sull’amore immerso nella liquidità dei sentimenti al tempo del web con tanti piccoli esempi di infelicità, paura, viltà, timore, confusione che sembrano camuffare la profondità del tema sulla superficie di una leggerezza assai accattivante. Trabocca di vita e di storie “Chi manda le onde” di Fabio Genovesi : alle prese con la leggerezza e i dolori dell’esistenza, la stramba e involontaria famiglia del romanzo racconta anche la crisi e la precarietà dei nostri giorni e la Versilia invasa dai miliardari russi.



E nella forma di un giallo a chiave (la misteriosa morte di una giovane nella Bari bene tra intrallazzi e malaffare) che porta a una soluzione comunque finale, “La ferocia” di Nicola Lagioia si dissemina su infiniti richiami all'attuale, alla cronaca, alla storia. Infine due “autobiografie “ scritte in forme e registri stilistici diversi. Quella Clara Sereni “Via Ripetta 155” ,tra utopie condivise, incontri inaspettati, pranzi sociali, incidenti domestici, canzoni con la chitarra, volantini da scrivere, sacchi a pelo,nottate a discutere di politica , è l’autobiografia di chi aveva vent’anni nel 68.



Mescola vite e storie, il pubblico e il privato, i piccoli trionfi, le grandi delusioni. “Il paese dei coppoloni” di Vinicio Capossela visita siti di un'Irpinia “astratta e rarefatta” dal volto inafferrabile e vago del sogno, un mondo affatturato che affonda in riti e magie, storie e racconti orali della civiltà contadina.
Un viaggio dentro il “suo” villaggio tra vallate buie,visioni leggendarie, bestiari variopinti, paesi abbandonati.
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