Catena Fiorello: «La mia è una storia
di persone che hanno resistito»

Catena Fiorello: «La mia è una storia di persone che hanno resistito»
di Ilaria MARINACI
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Lunedì 18 Marzo 2013, 19:22 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 12:02
LECCE - Questo libro un invito alla resistenza. Cos Catena Fiorello, sorella dello showman Rosario e dell’attore Beppe, definisce il suo ultimo libro “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Rizzoli) uscito un anno dopo “Casca il mondo, casca la terra”. Il volume sarà presentato questa sera alle 19.30, alla Biblioteca di Tuglie, in un’anteprima del festival “Tuglie incontra”, a cura del giornalista Gianpiero Pisanello, che si terrà a settembre. La scrittrice siciliana sarà poi all’Hotel Palazzo Virgilio di Brindisi (ore 18.30), mercoledì nella sala comunale di Sternatia (alle 19), giovedì da Gusto Liberrima a Lecce (18.30), venerdì al Teatro Rodolfo Valentino di Castellaneta (20.30) per concludersi sabato al Circolo Daunia di Foggia (20.30). Con questo suo nuovo libro, la Fiorello fa entrare i lettori nella sua casa siciliana, al tempo in cui - fra gli anni Settanta e Ottanta - lei e i suoi fratelli, Rosario, Beppe e Anna erano adolescenti, tratteggiando il ritratto di una famiglia italiana alle prese con gli stessi problemi di tante altre, legati soprattutto a cosa mettere in tavola, e risolti con la fantasia da mamma Sara.



Catena, dopo la Sicilia, la Puglia è la prima regione che ha voluto toccare con il tour di presentazione…

«Amo la Puglia come la mia terra. Mi sento pugliese, almeno in certe sfumature, più che siciliana. Qui gireremo anche il film tratto dal mio primo libro “Picciriddhra”, ora in fase di reperimento fondi».



La storia di questo sua ultima opera ruota intorno alla cucina di casa ed è corredata di ricette tipiche siciliane. Perché questa scelta?

«Io e i miei fratelli partecipavamo alla preparazione dei piatti senza rendercene conto. Mentre mia madre cucinava, infatti, c’era sempre qualcuno che studiava sul tavolo. In questo modo, del cibo finisci con l’innamorarti e diventa una parte integrante della vita, al di là della necessità fisica. Quando ho finito di scrivere il testo, mi sono resa conto che le pagine erano impregnate di cibo ed ho deciso di inserire anche quarantanove ricette di mia madre, più l’ultima, scritta da me, che è, più che altro, una ricetta di vita».



È un libro molto diverso dal precedente…

«Mi piace chiamarlo “diario”, ma in realtà anche questo è un romanzo vero e proprio, dove, però, faccio leva su ricordi personali legati alla mia vita. Racconto la storia della mia famiglia, una famiglia normale come tante altre (non cito mai, infatti, il cognome) che ha dovuto affrontare anche momenti di difficoltà economiche. Perciò lo considero un invito alla resistenza in questo particolare periodo storico».



In che senso?

«Sarò sincera, ho scritto la prima pagina dopo aver appreso, in tv, dell’ennesimo suicidio di un operaio. Mi sono chiesta: cosa avremmo fatto noi se a mio padre avessero tolto il lavoro? Così ho deciso di scrivere una storia positiva, ottimistica, visto che so cos’è il bisogno economico. Una storia di persone che hanno resistito e ce l’hanno fatta, nonostante certe volte sembrasse impossibile. Farcela, beninteso, non significa diventare famosi, come per caso è successo a noi, ma vivere dignitosamente, garantendosi quel famoso pezzo di pane».



Da qui il titolo che richiama il Padre Nostro…

«Sì, una frase che ha due significati: uno materiale, perché senza pane non si sopravvive, ed uno spirituale, perché, se alla gente togli il pane, le togli anche la dignità. Cosa che, purtroppo, sta succedendo a tanti di questi tempi. Ma forse qualcosa sta cambiando. L’elezione di Papa Francesco, prima di tutto, e poi anche quella di una persona come Laura Boldrini alla Camera, due persone che si sono sempre preoccupate dei più deboli, mi fa sperare che ci si stia indirizzando verso la solidarietà e la spiritualità, valori che sono anche nel mio libro».
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