Il racconto choc di una ex studentessa del liceo Palumbo: «Voleva strangolarmi, ho avuto la forza di scappare»

Il racconto choc di una ex studentessa del liceo Palumbo: «Voleva strangolarmi, ho avuto la forza di scappare»
di Salvatore MORELLI
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Sabato 17 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 19:51

«Quella notte voleva ammazzarmi, era da tempo che lo ripeteva. Eravamo in auto e lui mi colpiva sempre più forte sul volto. Un pugno e poi l'altro, fino a stordirmi. Sapevo che dovevo scappare, aiutarmi, cercare in qualche modo di salvare la mia vita prima che fosse troppo tardi. Ho guardato per strada nella speranza che incontrassi le luci di un'auto, ma in giro non c'era nessuno. Poi, all'improvviso, due fari e la mia mano che veloce scivola sulla maniglia della porta insieme a un salto nel vuoto lungo l'asfalto del quartiere Commenda. A raccogliere gli stracci del mio corpo saranno due “angeli” che vagavano per Brindisi, i medici del Pronto soccorso, la mia famiglia ed infine polizia e carabinieri». 

Il racconto


Il coraggio di questo racconto, nei brividi e nelle lacrime di chi ascolta, è tutto racchiuso nelle toccanti parole di F.C., oggi 27enne. Di fronte a lei le studentesse e i professori del liceo “Palumbo” che ieri - nel corso di un'assemblea d'istituto - hanno voluto dare spazio all'attualità e a quegli “amori tossici” che ultimamente riempiono sempre più pagine di cronaca. 
In un video, dove passano tanti volti strappati al dolore delle loro famiglie, scorre anche quello di Laura Cecchettin. «Potevo anch'io finire così», racconta Francesca (volendo scegliere un nome di fantasia), ex studentessa del “Palumbo” con un percorso svolto nell'indirizzo linguistico. Quella notte, mentre rotola per terra è l'estate del 2017. «Ricordo ancora la sagoma della scuola “Giulio Cesare” e l'impianto semaforico tra via Tirolo e viale Aldo Moro». Ma in quei vent'anni, nei sogni e nelle speranze racchiusi dentro le scatole della vita, Francesca si porta alle spalle prima il calvario di un anno e poi altri due mesi (nella speranza che potesse cambiare qualcosa in questa storia) che mettono insieme sconfitte dopo sconfitte, senza mai una via d'uscita. 


Eppure, tutto era iniziato con amore, come spesso accade a quell'età.

Poi le prime incomprensioni che diventano sempre morbose, fino ad isolarla dai vecchi amici attraverso frasi (con chi esci, con chi ti vedi, questo non lo devi fare se non ci sono io presente) che portano sempre più a non allontanarla dal “nido” del fidanzato. Una casa che per Francesca diventa un incubo dopo il primo pugno contro il viso. Inventando scuse per non far preoccupare i genitori. Una paura che si apre però agli occhi delle sorella di soli 10 anni che al ritorno a casa la scopriva in cucina (dove andava a medicarsi) con lividi e ferite di ogni tipo o a piangere per i dolori provocati da calci e pugni, fino ad incrinarle alcune costole. 

La platea ascolta in silenzio


«Raccontavo solo a lei cosa succedeva ma non doveva dire niente alla mamma. Io ho ancora nelle orecchie il suono della mia voce mentre lui cercava di strangolarmi. Un suono che spero sulla vostra pelle non proverete mai». Ricordi che si accostano a quei terribili delitti che oggi passano in tv o sui giornali: «Quando sento che una ragazza è morta strangolata, mi giro dall'altra parte e mi vengono i brividi perché capisco quello che ha potuto provare. In quegli attimi è orribile guardare quella persona mentre senti che la vita se ne va. Io sono stata fortunata. Quel giorno non era il mio giorno. E' veramente un attimo. Chiedete aiuto, parlatene». Quella notte di giugno Francesca venne soccorsa per strada da due ragazzi: la sua salvezza mentre il suo carnefice lasciava la città (consapevole di quello che rischiava) per rifugiarsi da alcuni parenti in un'altra regione. Infine uno strascico giudiziario che ha visto condannarlo a 4 anni di carcere che in pieno periodo del Covid si sono tramutati in arresti domiciliari. Oggi, Francesca, che studia infermieristica, racconta con molto coraggio la sua triste vicenda cercando di trasmettere alle ragazze che l'ascoltano che l'amore non deve essere una prigione, tantomeno un tormento che può finire con la morte. «Questi ricordi non se ne andranno mai». Poi conclude: «Non sono ancora pronta per avere un'altra relazione»

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