Bene confiscato alla mafia: sarà centro per le vittime della tratta
Il ministro Piantedosi: «Vicini alla comunità»

Bene confiscato alla mafia: sarà centro per le vittime della tratta Il ministro Piantedosi: «Vicini alla comunità»
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Mercoledì 9 Novembre 2022, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 20:20

A pochi giorni dal suo insediamento al Viminale, oggi il neo ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è arrivato a Bari in occasione della presentazione del progetto Amaranta - fuori dalla tratta, all'interno della villa sottratta al clan Capriati. Con il rappresentante del governo c'erano anche il prefetto di Bari Antonella Bellomo, il governatore Michele Emiliano e il sindaco di Bari Antonio Decaro. Sul tema dell'accoglienza dei migranti il presidente Emiliano ha detto: «Il ministro però riceve un indirizzo politico, se l'indirizzo politico è quello di dimostrare a una parte degli italiani che noi li ributtiamo in mare sarà molto difficile da gestire questa situazione». L'appello: «Non possiamo farne a meno».

Il bene confiscato e il progetto

L'immobile confiscato, oggetto di complessi interventi di riqualificazione finanziati da fondazione Con il Sud e dal dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri con un cofinanziamento del partenariato coinvolto, ospiterà la prima drop house della città di Bari, all'interno della quale sarà avviato un servizio diurno di presa in carico, formazione e reinserimento lavorativo delle donne vittime di tratta. Il progetto è promosso dalla cooperativa sociale Caps e dall'associazione Micaela onlus in partenariato con la cooperativa sociale Artes, l'associazione culturale Origens e con il sostegno del Comune di Bari. All'inaugurazione hanno partecipato anche gli assessori comunali Vito Lacoppola e Francesca Bottalico, il presidente del Caps Marcello Signorile, la vicepresidente dell'associazione Micaela onlus Pilar Solis, don Vito Piccinonna, vicario del vescovo e don Angelo Cassano, referente regionale dell'associazione Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie.

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Il ministro

«L'esperienza dell'antimafia non repressiva della Puglia e di Bari è un esempio.

Qui, l'andamento della gestione della messa 'a redditò degli immobili confiscati ha numeri, devo dire esemplari, a riprova che la destinazione a scopi sociali dei beni confiscati proietta modelli di recupero» come in questo caso in cui si combatte «la tratta che resta tra i reati più odiosi che porta alla schiavitù». Lo ha detto da Bari il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nel corso della cerimonia inaugurale di un centro di accoglienza per vittime di tratta. «Il Viminale - ha aggiunto - è vicino a questa comunità perché lo merita per vocazione storica e a prescindere dagli orientamenti politici cercheremo di fare in modo che quanto realizzato qui possa essere un modello esportabile: accetteremo suggerimenti». «Bisogna migliorare le performance dei beni sottratti alla criminalità», ha continuato il ministro spiegando che serve «un ulteriore slancio normativo» possibile «avvalendoci dei sindaci e delle Regioni».

Il sindaco Decaro

«Questa è una giornata simbolica, a pochi giorni dai 40 anni della legge Rognoni-Latorre, la norma che ha permesso di procedere con la confisca dei beni alla criminalità organizzata. Ed è simbolico anche il luogo. Un luogo confiscato al clan criminale dei Capriati viene adesso messo a disposizione di un'associazione che si occuperà della tratta delle donne». Lo ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, a margine dell'inaugurazione di «Amaranta», il primo centro diurno in Italia per le vittime di tratta. Sono intervenuti anche il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. «Questo non è l'unico immobile confiscato alla criminalità organizzata a Bari - ha ricordato Decaro -. Sono in totale 122, alcuni già messi a disposizione di associazioni per ospitare per esempio le famiglie con difficoltà economiche che hanno bambini affetti da leucemie ricoverati negli ospedali». Il ministro, che ha apprezzato «il modello» pugliese, ha sottolineato la necessità di «migliorare la possibilità del riutilizzo dei beni confiscati» che a volte «sono gravati da »gravami giudiziari che possono ostacolare la pubblica amministrazione«. Emiliano ha evidenziato che in Puglia c'è stata una »istituzionalizzazione dell'antimafia sociale« e ha auspicato che »il ministro possa applicare gli schemi della Puglia ovunque«.

Il presidente Emiliano

A margine dell'inaugurazione del bene confiscato alla mafia, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha colto l'occasione, alla presenza del ministro dell'Interno Piantedosi per affrontare il tema dell'accoglienza dei migranti. «Il ministro Piantedosi non è un politico dell'ultim'ora ma è un uomo di grandissima esperienza essendo stato vicecapo della polizia e avendo fatto il capo di gabinetto di un altro ministro dell'Interno. Il ministro però riceve un indirizzo politico, se l'indirizzo politico è quello di dimostrare a una parte degli italiani che noi li ributtiamo in mare sarà molto difficile da gestire questa situazione» , ha detto Emiliano a chi gli chiedeva cosa avesse risposto il ministro Piantedosi all'idea di accoglienza dei migranti da lui precedentemente illustrata al numero uno del Viminale. «Se invece abbiamo la possibilità di spiegare che questi lavoratori sono necessari - ha proseguito Emiliano - ma che devono arrivare con flussi regolati e non tutti insieme, questo è il metodo migliore che non costringe questa gente a mettersi nelle mani dei trafficanti di uomini».

«Nessun governo ha mai avuto il coraggio di dire che l'Italia ha bisogno dei flussi migratori, non possiamo fare a meno della forza lavoro che arriva da altri Paesi altrimenti non staremmo in piedi. Ma dobbiamo farlo assicurando che queste persone non facciano concorrenza sleale sul mercato del lavoro. Quindi devono arrivare in modo legale ed essere trattati come i lavoratori italiani». «Il nostro modello di accoglienza, fondato sulla collaborazione fra Regione, Comuni e Prefettura - ha evidenziato il governatore - ha consentito l'arrivo di tanti profughi ucraini senza comportare alcun problema. I flussi vengono però ancora gestiti dall'Italia in maniera sbagliata e senza regole». «Questo modello - ha evidenziato - va sostituito con una programmazione che consenta l'arrivo legale delle persone sul nostro territorio, per poi gestirle nelle strutture di integrazione di prima e seconda accoglienza secondo un modello che in Puglia sta funzionando in modo sufficiente». Quanto alla lotta non repressiva alla criminalità applicata in Puglia, Emiliano ha detto che «siamo pronti a discutere di una legge nazionale sull'antimafia sociale che consenta a tutti i Comuni e le Regioni d'Italia di avere gli stessi uffici che esistono a Bari e in Puglia».

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