È da un anno che Ramadi è contesa. Città di quasi mezzo milione di abitanti, a 120 km dalla capitale Bagdad, vede l'esercito regolare dell'Iraq combattere con le milizie dell'Isis, lo Stato islamico. Ieri il colpo di maglio: i terroristi hanno attaccato, di notte, il principale complesso governativo della città. E alla fine hanno preso possesso del palazzo del governatore issando la loro bandiera nera. E poi hanno incendiato l'edificio. L'attacco è stato preceduto, giovedì sera, da un messaggio audio del leader dell'Isis Abu Bakr al Baghdadi: un appello alla Jihad, la guerra santa. Un messaggio che spiazza quanto sostenuto dalla stampa britannica, del leader ferito gravemente. Tesi che non ha mai convinto l'intelligence Usa, che giudica come probabilmente autentico l'audio.
I miliziani dell'Isis erano travestiti da soldati, con le uniformi dell'esercito iracheno e la barba rasata.
Una sconfitta drammatica, che segna una nuova avanzata dell'Isis dopo settimane che le truppe del Califfo nero erano state costrette ad arretrare sotto l'attacco dei raid della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Ramadi era destinata a capitolare. Dalla provincia di Anbar, della quale Ramadi è il capoluogo, sono centomila i civili fuggiti dagli assalti Isis solo poche settimane fa. Poi c'è chi era ritornato a casa. E non è la prima volta: quest'anno gli sfollati sono rientrati due, tre, quattro volte. E da ieri scapperanno ancora. La battaglia ha visto vari capovolgimenti di fronte. Anbar è una regione sunnita, e le tribù locali avevano avvertito il governo locale che la situazione stava precipitando. Hanno chiesto di essere armate. Bagdad viene accusata del «collasso della sicurezza» di Anbar, e ha risposto annunciando che manderà truppe speciali. Ma attorno a Ramadi ora c'è quasi terra bruciata.
IL PIANO DEL PENTAGONO
L'attacco a Ramadi avviene mentre le forze della coalizione (truppe irachene aiutate dai peshmerga curdi come forze di terra, coadiuvate dall'aviazione Usa) hanno da tempo annunciato l'attacco alla roccaforte dell'Isis, la città di Mosul. Un annuncio che però è rimasto finora solo una promessa. L'attacco doveva avvenire ad aprile, poi a maggio, e ancora - a metà mese - non c'è una data vera per il piano del Pentagono. Con l'operazione di Ramadi i miliziani dell'Isis hanno spostato anche l'obbiettivo dell'esercito regolare. Che ora si appella alla coalizione: «Aiutateci, o questi ci sgozzano tutti». E ieri sera l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ha comunicato che miliziani dell'Isis hanno ucciso 23 civili, di cui nove bambini, in un attacco vicino a Palmira.