«Tu addetta alla sicurezza? Sei donna, vai a fare l'uncinetto»: così Gabriella è rimasta senza lavoro

«Tu addetta alla sicurezza? Sei donna, vai a fare l'uncinetto»: così Gabriella è rimasta senza lavoro
«Vuoi fare l'addetta alla sicurezza? Hai un ottimo curriculum, se vuoi possiamo parlarne stasera a cena». «La buttafuori? No, per te ci vuole...

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«Vuoi fare l'addetta alla sicurezza? Hai un ottimo curriculum, se vuoi possiamo parlarne stasera a cena». «La buttafuori? No, per te ci vuole l'uncinetto». «Vuoi lavorare agli Scavi? Non è un lavoro da donne». Gabriella ha cinquant'anni, è originaria di Taranto, ma è cresciuta a Torino. Negli anni Novanta, per amore si era trasferita a Castellammare di Stabia, dove ha vissuto per molto tempo e adesso, dopo dieci anni a Milano, aveva deciso di tornare in Campania «per fare la nonna - dice - della mia prima nipotina nata qui». Ma ad ogni colloquio in zona, racconta, viene «a dir poco discriminata perché donna». E così, addio progetti: «Dovrò tornare a Milano per lavorare».


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Eppure nel curriculum di Gabriella, oltre all'esperienza, ci sono tante certificazioni prese in giro per l'Italia. «Ho garantito la sicurezza a casa di Adriano Celentano per gli spostamenti di sua moglie Claudia Mori, ho seguito il tour dei Modà, i concerti dei Pooh, di Jovanotti e Gigi D'Alessio, e decine di altri eventi e spettacoli tra Forum di Assago, San Siro, Arena di Verona e Monza racconta fiera e avevo anche trovato occupazione come steward allo stadio. Prima in provincia, a Como. Poi per oltre un anno a Torino, allo Juventus Stadium». Mai una lamentela, mai un problema. «Mai. Certo, l'approccio dei miei colleghi maschi non è sempre stato dei migliori - ammette Gabriella - ma al di là di qualche battuta spinta, niente più. Quello di addetto alla sicurezza viene considerato un lavoro maschile, spesso da affidare a ragazzi appena maggiorenni, amanti del fitness, ma inesperti nel settore. Invece, negli anni si è evoluto ed è una combinazione di diverse tecniche, spesso sottovalutate».

Chi ha voglia di fare carriera in questo campo percorre i vari step tra corsi gestiti dalle Prefetture, antincendio, primo soccorso e sicurezza in generale. Così, Gabriella ha acquisito il titolo di supervisore della sicurezza, una sorta di «capo» della squadra che gestisce gli eventi. «Un ruolo di responsabilità che implica sopralluoghi prima degli spettacoli per gestire la sicurezza al meglio, gestione delle uscite di emergenza, scorta agli artisti». Per sette anni, a Milano e dintorni Gabriella si è sentita a suo agio «anche se una donna che possa gestire una squadra di sicurezza non viene ancora accettata bene dai colleghi più giovani».

Un problema superato con la competenza. «Ho lasciato il mio lavoro a Milano per potermi avvicinare alla mia nipotina - prosegue Gabriella - ma sinceramente non riesco a stare ferma. Così, ho cominciato a mandare curriculum in giro. Sono tante le agenzie in cerca, ne ho trovate cinque tra Napoli, Caserta e Salerno. Ma i colloqui, quando mi sono stati concessi almeno telefonicamente, non sono andati come speravo». Prima un'agenzia di Napoli dove «il titolare mi ha invitata a cena». Poi un'altra a Caserta «mi ha detto senza mezzi termini che una donna deve solo fare l'uncinetto».


Infine, il lavoro che sognava: «Avevo già lavorato in altri ambiti agli Scavi di Pompei e quel ruolo di addetta alla sicurezza per la nuova videosorveglianza era adatto a me. Dopo alcuni colloqui telefonici, l'agenzia napoletana che faceva da tramite mi ha comunicato che la Soprintendenza non ritiene che quello sia un lavoro da donna. Non so se sia stata una scusa, certo è stata una doccia gelata, perché il curriculum era stato valutato molto positivamente. A questo punto, a malincuore, ho deciso di andare di nuovo via da qui». «Sicuramente non scopro io oggi il sessismo e le discriminazioni nel mio lavoro, ma qui al sud Italia per una donna è praticamente impossibile lavorare in questo settore», dice la tarantina Gabriella. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia