È l'alba di quello che sembra un normale venerdì lavorativo. Normale in tutta l'assurdità di una fabbrica che dalla fase1 - tra la crisi...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Alla fine, un centinaio di operai scopre di essere in cassa integrazione a zero ore. Senza preavviso, o meglio avvertiti da una mail su un portale la tarda sera di giovedì. In tutto, sono circa mille gli addetti di ArcelorMittal - divisi tra i siti di Taranto nella stragrande maggioranza, Genova e Novi Ligure - ai quali è stata comunicato di essere coinvolti dall'ammortizzatore sociale improvvisamente. Questo significa che attualmente la platea di cassintegrati sale a circa 6mila persone. Gli ingressi in stabilimento a Taranto sono quindi intorno alle 2mila unità, numeri mai visti. E mai viste sono state le modalità con cui si è arrivati a quest'ultimo avviso. Perché proprio giovedì pomeriggio c'era stato un incontro in azienda con i sindacati per spiegare il fermo di altri impianti ma l'argomento ulteriore cassa non era stato minimamente toccato.
A distanza di qualche ora e con irrituali metodi, la stangata. Il corto circuito di ieri mattina è presto spiegato: sulle mille lettere inviate tramite mail o portale aziendale, i cento operai del primo turno non hanno neanche fatto in tempo a leggerle. Semplicemente, chi aveva il primo turno e si doveva presentare alle 6 del mattino alle portinerie, magari dormiva. Anche questo, forse, un diritto divenuto esclusivo. C'è di più: tra i cento sbigottiti di ieri, alcuni lavoratori provenivano dalle province di Bari, Lecce e Brindisi. Si sono sobbarcati un viaggio in pullman di oltre un'ora per poi ricevere l'amara sorpresa. Secondo i sindacati, l'azienda si è premunita invece di annunciare telefonicamente la collocazione in cassa a coloro che sarebbero dovuti entrare in fabbrica alle 23 di giovedì sera per il turno di notte. La chicca è che in alcuni casi non è precisata la data di rientro: all'oscuro di tutto e in cassa fino a data da destinarsi. E con un salario che scenderà a 970 euro per molti di loro. Non finisce qua: anche per i dipendenti di Taranto Energia - l'imprescindibile centrale interna che fornisce energia elettrica e vapore allo stabilimento ex Ilva - scatterà la cassa. Lo hanno saputo ieri ma non hanno ancora capito le modalità dato che in quel caso è assolutamente necessaria una rotazione per presidiare il sito.
Giusto per definire meglio il clima, i turnisti delle officine e dei magazzini hanno scoperto invece che si trasformeranno in normalisti. Significa che lavoreranno su orari canonici e non più su turni perdendo le varie indennità. Sembra quasi un liberi tutti, questa è l'impressione all'interno dell'azienda. Ormai chiara da tempo, cioè da quando impianti fondamentali sono stati fermati e non è per nulla prevista una ripartenza. Afo2, Acciaieria 1, praticamente quasi tutta l'area a freddo: lo stabilimento di Taranto è paralizzato e non va meglio negli altri siti. A Novi Ligure l'azienda sta fermando gli impianti per mancanza spedizioni a soli tre giorni di distanza dall'annunciata partenza della Elettrozincatura, inspiegabilmente bloccata. A Genova è stata fermata la Banda zincata. A Salerno tutta la produzione è ferma dal 23 marzo per emergenza Covid-19. Sembra tutto rientrare in una strategia aziendale. Il 4 marzo, tra governo e Mittal si siglò una pace che sterilizzava il contenzioso legale e dava il la a una nuova ripartenza. Ad oggi, mai così lontana dall'Italia. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia