Sembra tornato il Lecce dell'anno scorso, prima in B e poi a lungo anche in A, nello scorcio iniziale del campionato. Non è solo una questione di gioco, di...
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Determinante, senza dubbio, l'apporto soprattutto di Saponara e Barak, i due che più di tutti gli altri hanno contribuito a spolverare la patina di terrore posatasi sugli scarpini dei giallorossi e che finiva per rendere complicata anche la giocata più semplice. Vedere adesso come i due interagiscono sul centro sinistra, con tocchi illuminati, brillanti, incisivi, ha ridato anche agli altri la disinvoltura e il coraggio indispensabili per provare soluzioni che fino al 3-0 di Verona non si riuscivano più nemmeno a immaginare, tanto schiacciante era il peso delle negatività accumulate.
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Ora invece la squadra sembra rinata, al punto da riuscire a sopportare anche fasi tatticamente critiche - come la prima mezz'ora di ieri - ed errori individuali marchiani (e ce ne sono stati abbastanza anche al San Paolo). Solo che adesso il Lecce non sprofonda psicologicamente e tecnicamente sotto i colpi degli svarioni commessi, ma riesce ugualmente a ripartire sapendo di poter creare situazioni allettanti. Avere contemporaneamente in campo tre giocatori di qualità, dotati di estro e di personalità come Falco, Saponara e Barak aiuta molto. Ma va sottolineato anche tutto il resto, la determinazione di un Lapadula ritrovato, lo spirito d'iniziativa di Majer, l'affidabilità di Deiola.
Sorprende, inoltre, che l'inserimento dei due ultimi arrivati si stia confermando così repentinamente efficace, così come stupisce il livello delle loro prestazioni considerato che al Genoa a all'Udinese avevano giocato pochissimo. Qualcuno, da quelle parti, dovrebbe cominciare a farsi delle domande. Vero è che a volte le ragioni per le quali un giocatore rende di più o di meno sono insondabili e sfuggono a qualsiasi tipo di valutazione. L'importante è che il Lecce da queste operazioni abbia tratto un vantaggio vistoso e rassicurante in chiave salvezza. Di più non si poteva chiedere.