Custodiscono i tesori del passato ma hanno più di un piede nel futuro. I musei di Puglia stanno cambiando pelle. Crescono, si evolvono, sperimentano nuove tecnologie e...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Il MarTa è diventato un motore di sviluppo – spiega la direttrice Eva Degl’Innocenti – prima socio-culturale, e poi turistico ed economico». Un cambiamento avvenuto in continuità con la sua storia. «Non c’è innovazione senza recupero della tradizione – prosegue – e per noi è importante lavorare su un piano strategico. Occorre una visione e una missione di corto, medio e lungo termine». Al MarTa si predispone una programmazione tematica mensile, sulla quale si declinano le attività per i vari target di pubblico, individuati grazie allo strumento della profilazione dei visitatori. Oggi gli utenti provengono dalla Puglia, dalle regioni limitrofe, dall’Italia e dall’estero. «Su tutto, è cresciuta – sottolinea Degl’Innocenti – la presenza dei tarantini che vivono il museo come la loro casa». Una casa rinnovata anche negli spazi: a luglio del 2016 è stato inaugurato, dopo un cantiere durato vent’anni, il secondo piano e si è iniziato a proporre micromostre sui tesori mai visti, spesso legate alle aperture estive “by night”. «Il progetto MarTa 3.0 – spiega la direttrice – prevede un nuovo allestimento del percorso già esistente, arricchito con i reperti inediti dei depositi, messi in vetrina per un mese, e la digitalizzazione di 40mila reperti che saranno disponibili in open data per una fruizione anche multimediale dell’intera collezione». In tutto questo, il MarTa si pone in testa alla nascente rete dei musei di Puglia. «Abbiamo sollecitato la creazione di una card regionale per visitarci insieme ai più autorevoli musei civici e privati del territorio per favorire ancora di più – conclude Degl’Innocenti – il turismo culturale della regione». Un primo esempio di rete fra queste realtà è stata la mostra “Nel mare dell’intimità”, allestita, fino al 20 luglio, all’aeroporto di Brindisi ma che continua con appositi corner anche nei 10 musei da cui provengono le opere esposte.
DalMarTa al Castromediano e al Ribezzo di Brindisi fino ai musei più piccoli del Salento. Dedicata all’archeologia subacquea e ai reperti rinvenuti in mare, l’iniziativa è nata sull’asse dei due Poli bibliomuseali di Lecce e di Brindisi, prima ancora che si cominciasse a pensare a una rete. Come pure un altro progetto, Musei Accoglienti, che ha coinvolto 25 realtà delle due province, con capofila Castromediano e Ribezzo. Migranti e rifugiati hanno affiancato gli operatori durante i percorsi di visita, raccontando le opere a chi apparteneva alla stessa cultura o parlava la stessa lingua. «Un progetto che proseguirà con una dimensione nazionale mettendo in rete altri musei italiani grazie a un finanziamento del Ministero dell’Interno di 460mila euro». Ad annunciarlo è Luigi De Luca, direttore del Polo bibliomuseale del Salento e del Castromediano. Anche qui, come al Ribezzo, è iniziata una seconda vita da quando la gestione – con la riforma Delrio – è passata dalla Provincia alla Regione. Un restauro ne ha rinnovato gli spazi, riaperti a giugno con le sale spoglie e solo alcune installazioni di arte contemporanea per far scoprire alla città l’architettura visionaria di Franco Minissi, concepita negli anni Settanta per gli interni del museo. A dicembre, invece, i reperti archeologici – con la più completa collezione di vasi attici a figure rosse e di ceramiche messapiche – sono stati riallestiti. Il prossimo passo è la sperimentazione del primo modello di Intelligenza Artificiale applicata alla divulgazione museale. «La novità sta nel fatto di potersi relazionare – chiarisce De Luca – a pubblici diversi per gusti ed età. Con l’I.A. ci si ritaglia all’interno dell’esposizione museale percorsi personalizzati grazie all’uso del tablet collegato con le chatbot: per esempio, sono una donna e voglio scoprire la presenza della figura femminile nell’archeologia ellenica oppure sono un bambino o un ragazzo e scelgo un percorso facile e veloce. Partiremo non appena Google certificherà il sistema e sarà una rivoluzione nell’accessibilità museale». Tutti i contenuti sono frutto del lavoro del comitato scientifico del museo perché «senza il fattore umano – specifica il direttore – il digitale non esiste».
Fra i cantieri aperti la pinacoteca, l’acquario che riproduce il fondale di Porto Badisco e la ricostruzione virtuale della Grotta delle Veneri di Parabita.
Quotidiano Di Puglia