Giulia Cecchettin uccisa dopo la coltellata al collo nel parcheggio a Fossò. Filippo Turetta interrogato 9 ore: «Mi è scattato qualcosa in testa»

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La ricostruzione di quella notte

Quella sera di sabato lei ha accettato di andare a cena in un centro commerciale a Marghera. Lui insisteva ancora per recuperare il rapporto, lei era decisa nella sua scelta. La prima aggressione nel parcheggio a Vigonovo, a meno di 200 metri da casa di lei, al ritorno. «Ho perso la testa, mi è scattato qualcosa», avrebbe ripetuto Turetta in carcere. Nel parcheggio di via Aldo Moro i calci quando Giulia è già fuori dall'auto del 21enne, lei che cerca di reagire e un vicino di casa che vede parte della scena, dà l'allarme che resta inascoltato. Turetta, intanto, l'ha già portata, chiusa dentro la Fiat Grande Punto nera, nella zona industriale di Fossò, deserta il sabato sera. Una telecamera di sorveglianza riprende le fasi finali della seconda aggressione. Non le coltellate, tante, oltre venti. Le immagini mostrano Giulia, spinta e colpita da dietro mentre tenta di fuggire di corsa, già fuori dalla macchina. Sbatte la testa su un marciapiede e resta a terra e lui la carica sull'auto. Poi, la fuga. Il corpo di Giulia, già morta dissanguata, l'ex fidanzato lo abbandonerà ad oltre 100 chilometri di distanza, vicino al lago di Barcis, con dei sacchi di plastica neri a coprire il cadavere. Sacchi che aveva già con sé quella sera. Nel pomeriggio avrebbe fatto pure un sopralluogo a Fossò.

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