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Agroalimentare e malavita, un business illegale che ha superato i 25 miliardi di euro sull'intero territorio nazionale. Il dato è emerso oggi a Bari durante il confronto tra il presidente della Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, il direttore regionale, Pietro Piccioni e il sostituto procuratore nazionale antimafia, Giuseppe Gatti. «L'agricoltura pugliese è particolarmente appetibile - ha detto Muraglia - perché rappresenta una grande realtà economica e sociale intorno alla quale si sviluppa un notevole indotto e che può rappresentare, se opportunamente valorizzata, il motore di uno sviluppo diffuso per l'intera regione».
Le mafie in Puglia, secondo Coldiretti, operano attraverso furti di attrezzatture e mezzi agricoli, acket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, ma anche attraverso «danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell'Unione europea». La criminalità nelle campagne pugliesi agisce in base alla stagionalità delle produzioni, « con squadre ben organizzate che tagliano i ceppi dell'uva da vino a marzo e aprile, rubano le ciliegie a maggio, l'uva da tavola da agosto a ottobre, le mandorle a settembre, le olive da ottobre a dicembre, gli ortaggi tutto l'anno, ma preferiscono i carciofi brindisini e gli asparagi foggiani». L'importante, sottolinea l'associazione, è denunciare alla polizia.
Ecco i dati provincia per provincia