«Bollette sempre più care, noi in bilico tra licenziare e resistere». Quattro imprenditori raccontano la propria storia

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Piero Manca (Gelmar) «Io ho più di...

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Piero Manca (Gelmar)

«Io ho più di 70 anni, ho fondato e guido la mia azienda da più di 35, ma non mi sono mai ritrovato davanti a una crisi del genere. Di questo passo, a fine anno saremo costretti a mettere mano al personale». È il timore di Piero Manca, l’amministratore di Gelmar srl (Veglie), il regno del surgelato che riempie supermercati, bar e punti ristoro delle bontà tipiche di gelateria, pasticceria e rosticceria salentine.
«Ultimamente - confida - sto sentendo delle belle verità ma poco aderenti alla realtà: la temperatura nella cella frigorifera non si può né alzare né abbassare perché calibrata sul prodotto: -22°C. E gli abbattitori vanno a -30°C. Non possiamo fare diversamente». Temperature costanti tutto l’anno. Alimentano consumi energetici che nel 2022 hanno comportato fin qui un esborso di 275mila euro, a fronte di un fatturato annuale di 4 milioni. Quanto basta per far tornare i conti: «Per contenere l’esorbitante incremento dei costi energetici - spiega l’imprenditore - ci stiamo giocando quella liquidità che abbiamo e che ci passano le banche. Andremo avanti mese per mese così fino a dicembre e poi capiremo come muoverci: chiudere e mandare a casa la gente oppure ridimensionarci. Ma vi pare giusto? I nostri 40 addetti sono per noi come dei figli. Lavorano con noi da 25-30 anni, come potrei licenziarli? Figurarsi: avevamo in programma di assumere perché nonostante tutto la domanda sta continuando ad aumentare». Una condizione resa ancor più difficile dagli obblighi che Gelmar è chiamata a onorare: «Non possiamo certo decidere di sospendere la produzione di certi prodotti o di rallentarla, perché - spiega l’esperto imprenditore - abbiamo anche dei contratti con la grande distribuzione che dobbiamo rispettare a tutti i costi, altrimenti ci chiamano ai danni».

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