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«Riabitare il Salento». Due giorni di studi in un convegno, organizzato dall’Università del Salento, che mette la prima pietra nella costruzione di un progetto editoriale strutturato dall’ateneo leccese e da “Riabitare l’Italia”. Ieri, nella saka della Grottesca del Rettorato, le prime riflessioni, oggi altri interventi e le conclusioni. «Questo studio - ha spiegato Angelo Salento, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro - nasce dall’esigenza di capire quale fase sta attraversando il Salento. Bisogna superare questa immagine scissa: da una parte un grande successo turistico, dall’altra parte un contesto con diversi problemi. Bisogna ricomporre l’immagine di questo territorio e fare in modo che si possa trovare la strada di uno sviluppo economico possibilmente compatibile anche con l’emergenza climatica».
A Francesco Curci, uno dei due (con Salento) curatori del volume che nascerà e docente del Politecnico di Milano, il compito di spiegare il progetto: «Abbiamo individuato - spiega - tre crisi, una agricola, una industriale e una del settore pubblico. E tre grandi questioni: la contrazione demografica e gli squilibri insediativi, i rischi ambientali e il cambiamento climatico e infine la “monocultura turistica”. Il rischio - continua nell’intervento introduttivo con Salento - è che questa che chiamiamo monocultura alla fine produca gli stessi danni di una monocultura di tipo agricolo».
Il punto di vista delle imprese e dell’economia, con un caso da studiare, è stato curato da Gianfranco Viesti, professore di Uniba.
L'analisi di Pollice
Fabio Pollice, rettore e geografo dell’Università del Salento, invece ha analizzato le prospettive turistiche del territorio, ribaltando le convinzioni diffuse e portando la discussione su un piano successivo. «Abbiamo bisogno di una visione, di un progetto. Non basta l’identità territoriale che ci portiamo dal passato, senza progetto non c’è investimento. La crisi investe lo stesso turismo. Lo sviluppo turistico non è lineare ed è caratterizzato da due aspetti, un forte investimento sul turismo di qualità ma si parla di gente facoltosa che passa l’intera vacanza nelle masserie e non vive il territorio, non lascia nulla. E un turismo massificato nei comportamenti dall’altra parte. Ma sono convinto di una cosa: è l’offerta che determina la domanda, non il contrario. Ecco perché oggi abbiamo bisogno di un grande progetto». Anche perché il caso - sostiene Pollice - somiglia molto a quanto successo (e studiato dal rettore) in Abruzzo anni fa: aumento dei turisti, calo dei residenti. Per riabitare il Salento, forse, serve anche ribaltare le diffuse convinzioni turistiche e ripensare il concetto di qualità della vita.
Quotidiano Di Puglia