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«Non ci sono alternative all’intervento dello Stato per contenere i costi derivanti dalla transizione energetica e digitale necessaria per ridurre la dipendenza dell’Italia dalle forniture europee di semiconduttori». Lo ha detto il premier Mario Draghi prima del Consiglio europeo di ieri. Ed è il segno che adesso la crisi del microchip comincia a far paura. Le ripercussioni, d’altronde, sono misurabili in ogni dove, anche in Puglia, sebbene la cassa integrazione non scorra copiosa - come in altre aree del Paese - per colmare il vuoto lasciato dalle mancate consegne asiatiche, strettamente connesse, nella fattispecie (chip), alle attività produttive dell’isola di Taiwan, oggi quanto mai contesa tra Usa e Cina.
L'effetto
In Puglia, il primo effetto-blocco per l’industria pare sia stato momentaneamente superato. Ma le imprese continuano a lamentare ritardi e temono “ricadute”. Anche perché il boom della domanda ha innescato effetti diretti sul costo dell’energia e su tutte le materie prime, con incremento dei prezzi da capogiro. La scorsa settimana è stato raggiunto l’apice della sofferenza connessa alla irreperibilità di materie prime (semiconduttori inclusi) con il blocco forzato delle produzioni in Cnh Industrial, il colosso delle macchine movimento terra: stop di 8 giorni (fino al 14 ottobre) nello stabilimento di Lecce. E oltre la metà degli 850 lavoratori a casa, sfruttando ferie e permessi non fruiti.
La crisi energetica
Ma parallela a questa viaggia la crisi energetica che “infesta” i processi produttivi generando effetti a catena anche negli altri settori, moda in testa. L’onda proveniente dalla Cina è travolgente, perché il governo cinese sta imponendo limiti ai consumi anche nelle fabbriche. E i fornitori lo stanno comunicando ai loro clienti. Lo conferma la comunicazione ricevuta pochi giorni fa da Gda srl, azienda salentina attiva nel tessile e nell’abbigliamento di lusso. «Gentile cliente, la recente politica di “doppio controllo dei consumi energetici” del governo cinese - si legge - ha un impatto sulla capacità produttiva di alcune aziende manifatturiere e la consegna degli ordini in alcuni settori verrà ritardata. Alcune aree produrranno per 5 giorni e si fermeranno 2 giorni in una settimana, altre lavoreranno 2 e si fermeranno 4 giorni, altre ancora produrranno solo 2 giorni e si fermeranno 5 giorni. Inoltre, il ministero cinese dell’Ecologia e dell’ambiente ha pubblicato la bozza del “Piano d’azione autunno e inverno 2021-2022 per la gestione dell’inquinamento atmosferico”, quindi dall’1 ottobre al 31 marzo 2022 la capacità produttiva di alcuni settori potrebbe essere ulteriormente limitata. Questo causerà aumento dei prezzi e dei tempi di consegna». Aumenti che, nell’edilizia, caro energia e irreperibilità delle materie prime stanno portando alle stelle. Ripercussioni? Le rivelano le considerazioni rivolte alle istituzioni provenienti da un cantiere salentino da 55 milioni di euro, quello della Regionale8: «Sta aumentando il costo complessivo dell’opera pubblica e qualcuno dovrà riconoscerci le spese che per ora - ha spiegato l’appaltatrice Leadri a Quotidiano - stiamo provando a sostenere da soli». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia