Lavoro, la scure della pandemia su donne, giovani e “neet”. In Puglia occupazione al -4,3% rispetto al 2008

Lavoro, la scure della pandemia su donne, giovani e “neet”. In Puglia occupazione al -4,3% rispetto al 2008
Donne e giovani le categorie dei lavoratori più indebolite post pandemia e cresce il fenomeno dei “neet”, ossia gli under 35 senza occupazione e non impiegati...

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Donne e giovani le categorie dei lavoratori più indebolite post pandemia e cresce il fenomeno dei “neet”, ossia gli under 35 senza occupazione e non impiegati in una ricerca attiva o formazione. E tra il 2008 e il 2020 flette l’occupazione in tutte le regioni meridionali: in Puglia il calo sul periodo in esame si attesta al -4,3%. È la fotografia del Mezzogiorno scattata da Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, per l’ente bilaterale confederale Enbic. Lo studio “Il lavoro nella pandemia: impatti e prospettive per persone, settori e territori” spiega come lo sviluppo pre covid e conseguentemente la crisi post virus abbiano viaggiato asimmetricamente nel Paese. Confermando, di fatto, i gap strutturali del Sud che impattano soprattutto su alcune categorie specifiche.

 

Il report Svimez

 

In generale in Italia, per effetto del Covid-19, «gli occupati sono scesi, dopo tre anni, di nuovo sotto i 23 milioni e sotto i livelli del 2008». Dall’indagine si può rilevare come la discesa dell’occupazione sia «piuttosto omogenea tra Mezzogiorno (-2%) e Centro-Nord (-1,9%)» ma «sono le donne e i giovani del Sud a subire l’impatto maggiore nella crisi pandemica: -3% a fronte del -2,4% del Centro-Nord per le donne, -6,9% al Sud rispetto a -4,4% del Centro-Nord per gli under35». Poi, c’è il fenomeno dei neet: è l’acronimo inglese di “Not in Education, Employment or Training” che indica persone non impegnate nello studio, né nel lavoro, né nella formazione. Una problematica che cresce nel Sud della Penisola: nella media del 2020, infatti, gli inattivi «sono saliti al 36,1% nel Mezzogiorno dal 35,8% nel 2019 e al 18,6% nel Centro-Nord rispetto al 16,6% nel 2019». Attenzione, è bene sottolineare che si tratta di dati che ancora non tengono conto dei disoccupati “virtuali” degli attuali cassaintegrati e dei lavoratori solo ufficialmente occupati per effetto del blocco dei licenziamenti. Nel Mezzogiorno flettono in misura più accentuata i dipendenti (-2,3% a fronte del -1,3% degli indipendenti) mentre nel Centro-Nord sono gli autonomi a subire il calo più intenso (-3,6% a fronte del -1,5% dei dipendenti).

I dipendenti a termine scendono dell’11,6% nel Mezzogiorno e del 13,3% nel Centro-Nord, mentre i permanenti aumentano dello 0,4% nel Mezzogiorno e dello 0,7% nel Centro-Nord. Facilmente intuibili anche i settori più colpiti dall’emergenza sanitaria: turismo e cultura. Il turismo, dopo anni di crescita costante, ha subito una profonda battuta di arresto con quasi 233,2 milioni di presenze in meno negli esercizi ricettivi rispetto al 2019 (un calo del 53%). Tra il 2019 e il 2020, nel Sud Italia, il comparto delle attività turistiche «ha subito una flessione più accentuata (-12,7% a fronte del -10,7% del Centro-Nord)». Le persone che hanno viaggiato su 100 residenti «sono passate da circa 24 a 13 in Italia e da 12 a 6 nel Mezzogiorno, mentre i viaggi pro-capite sono passati da 1,2 a 0,6 a livello nazionale e da 0,6 a 0,3 nel Mezzogiorno». Svimez giunge alla conclusione che la crisi economica e sociale seguita all’emergenza sanitaria da Covid-19 ha determinato effetti territoriali asimmetrici a causa delle rilevanti differenze strutturali maturate tra Nord, Centro e Sud nel corso della lunga crisi 2008-2014.

Tra il 2008 ed il 2020 è in discesa l’occupazione in tutte le regioni del Mezzogiorno. In generale, la condizione lavorativa meridionale è preoccupante visto che «tra il 2008 ed il 2020 è risultata in discesa l’occupazione in tutte le regioni del Mezzogiorno, con picchi elevati in Calabria (-10,4%) e Sicilia (-8,9%) e relativamente bassi intorno al 3% in Campania e Basilicata». Qualche dato specifico per la Puglia si può scovare nelle oltre 80 pagine del report. Come detto, per quanto riguarda l’andamento dell’occupazione per settore di attività economica nel confronto tra 2008 e 2020 in Puglia l’occupazione perde sul totale delle attività il 4,3%. Nel confronto tra 2019 e 2020, infine, nella nostra regione la variazione sul totale è del -0,8%. Tra i settori più colpiti, industria (-6,5%), attività finanziarie e assicurative (-13,9%).

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Quotidiano Di Puglia