Emiliano in Commissione Antimafia: «Andai dalla sorella del boss per spiegare che le regole non le facevano più loro, ma noi»

Emiliano in Commissione Antimafia: «Andai dalla sorella del boss per spiegare che le regole non le facevano più loro, ma noi»
È il giorno di Michele Emiliano in Commissione antimafia. Sul tavolo il caso Bari e il presunto avviso del presidente di Regione ad Alfonso Pisicchio (ex assessore)...

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È il giorno di Michele Emiliano in Commissione antimafia. Sul tavolo il caso Bari e il presunto avviso del presidente di Regione ad Alfonso Pisicchio (ex assessore) prima dell'arresto, chiedendogli le dimissioni da presidente dell'Arti. 

Emiliano ha innanzitutto ricordato il suo impegno contro la criminalità da primo cittadino. «Quando divento sindaco di Bari nel 2007 istituisco l'agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata». Emiliano ha ricordato di aver deciso di candidarsi anche perché, da magistrato, si rese conto «svolgendo questa professione con enorme dedizione, che l'azione penale aveva bisogno di essere convertito» in un concetto che, ancora non esisteva, di antimafia sociale. Da primo cittadino, ha ricordato Emiliano facendo alcuni esempi, «abbiamo pianificato programmi di educazione alla legalità» e «dal 2007 la giunta comunale da me guidata stabilì l'obbligatorietà e la sistematicità della costituzione di parte civile del comune di Bari nei processi alla mafia e abbiamo attivato collaborazione antiracket con il Fai».

Sull'incontro avvenuto a casa della sorella del boss, Emiliano ha detto: «Ero andato a casa di centinaia di donne di Bari Vecchia per spiegare il progetto della Ztl. Questo lavoro di interlocuzione conta centinaia di episodi molto noti. L'evento equivocato fu, come tutti gli altri, per imporre il rispetto delle regole anche a chi non aveva capito il significato politico e sociale dell'amministrazione che io guidavo. Se devo fare una confessione è evidente che utilizzavo la mia storia personale. Mentre politici, poliziotti e carabinieri facevano fatica a farsi riconoscere questo ruolo, io, per ragioni che non so spiegare, giravo per la città, nel pieno rispetto anche se ci furono momenti di conflitto. Sono andato dalla sorella di Antonio Capriati per ribadirle, con molta serenità e molta determinazione, che le regole non le facevano più loro a piazza San Pietro, ma noi. Devo anche dire che anche il rilascio degli immobili confiscati alla mia famiglia fu oggetto di questa discussione. E' chiaro che si tratta di un episodio di 15 anni fa: non escludo di aver dato dettagli sbagliati. Se Decaro non ricorda di essere stato con me, probabilmente ha ragione, ma l'incontro è accaduto».

Emiliano ha poi aggiunto: «Chi non ha mai affrontato situazioni del genere, non riesce a comprendere che c'è il momento in cui si va alla procura e momenti in cui l'autorità sei tu. E non puoi delegarla ad altri. Il fatto che riguardava l'allora assessore Decaro non era notizia di reato. Ma andava affrontata nel modo in cui ho detto: stando a fianco dell'assessore per aiutarlo a superare tutti questi conflitti. Questa cosa alle ventimila persone della piazza era chiara. E' stata fraintesa da chi non ha mai vissuto il contesto».

Poi, rivolgendosi a tutti i componenti della Commissione: Ripetete a tutti che la questione della Regione Puglia non c'entra nulla con le indagini. E neanche la giunta del comune di Bari che è esente da nessuna indagine. Mi aiutate a dirlo all'Italia intera che non c'è nessun paragone con fatti diversi che stanno accadendo in altri luoghi?».

Alla domanda se fosse a conoscenza dell'indagine su Pisicchio, il governatore ha risposto: «Ho capito da questa domanda che, da essere uno che sta qui per comprendere il sistema, devo darvi risposta su un fatto che non ha nulla a che vedere con la mafia».

Durante l'audizione del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano in commissione Antimafia c'è stato un scambio polemico tra lo stesso governatore e la presidente della commissione, Chiara Colosimo. Lo scontro verbale si è innescato quando la presidente ha chiesto conto a Emiliano dei presunti messaggi che il governatore avrebbe inviato all'ex assessore Alfonso Pisicchio invitandolo a dimettersi perché una inchiesta su di lui aveva subito un'accelerazione. Qualche ora dopo i presunti messaggi whatsapp Pisicchio è stato arrestato dalla guardia di finanza. Colosimo ha chiesto se effettivamente siano stati inviati questi messaggi e da chi avrebbe ricevuto le informazioni sulle indagini e perché non ha denunciato la fuga di notizie. Emiliano ha risposto leggendo prima un comunicato stampa trasmesso a ridosso dell'arresto di Pisicchio, poi ha replicato sostenendo che la «domanda è incongrua rispetto all'oggetto dell'audizione». «Non ho realizzato condotte non trasparenti - ha specificato - sono a disposizione della Procura se dovesse essere necessario un approfondimento». E ha concluso: «Mi risulta leggendo la stampa che i messaggini sarebbero stati acquisiti dalla Procura, quindi l'unico soggetto che possa dare risposte è il procuratore della Repubblica che avete ascoltato».

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Quotidiano Di Puglia