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La macchina del congresso Pd è già in moto. Sarà articolato in quattro fasi e, soprattutto, sarà a tutto campo. Nome, simbolo e alleanze, fino al testa a testa finale: «Un confronto e una selezione, per arrivare a due candidature da sottoporre al giudizio degli elettori».
Lo sa Enrico Letta, che rilancia e lo scrive agli iscritti, annunciando una nuova costituente, a partire dalla chiamata a raccolta di chi è rimasto nel recinto della lista Italia Democratica e Progressista. Lo sanno Michele Emiliano e Antonio Decaro, alle prese con le scosse di assestamento del voto pugliese, compresa la proiezione sugli appuntamenti elettorali che verranno, tanto in via Gentile, quanto a Bari, a Palazzo di Città. Non è un caso che il governatore abbia sparigliato le carte, a poche ore dalla chiusura delle urne: niente terzo mandato e un avvicendamento a fine mandato. «Abbiamo tirato su una bella classe dirigente, il sindaco di Bari è pronto per fare il presidente della Regione, quindi non c'è un problema di successione. Prima, bisogna passare dalle elezioni di Bari che sono molto complicate, perché non è chiaro chi potrebbe fare il sindaco», ha citato nel corso di un'intervista al Tg Norba, allontanando l'ipotesi di un election day nel 2024, in contemporanea con le elezioni all'ombra di San Nicola.
Scenario che si intreccia a doppio filo con il pressing di chi vorrebbe il primo cittadino in carica in campo per le chiavi del Nazareno. Non è ancora il momento di decidere. D'altro canto, nel capoluogo il Pd ha retto ma non basta per sciogliere la riserva. Lo schema di Letta, dopo la chiamata, prevede la discussione sui nodi da sciogliere dal nome all'organizzazione e poi la scrematura delle proposte, interna ai partecipanti alla costituente. Prima del testa a testa finale, affidato ai gazebo e agli elettori. «Il percorso che ci porterà al congresso necessita di un confronto serio, sincero e senza sconti tra di noi, aprendo il Pd alle tante e belle energie che vogliono partecipare alla vita politica italiana sostenendo i valori dei progressisti», fa cordone il responsabile uscente per gli enti locali, Francesco Boccia, a stretto giro dalla lettera del segretario. «Sarà necessario fare chiarezza sulle alleanze per le quali non possono esserci ambiguità: il partito che verrà fuori dovrà essere una vera e propria agorà nella quale dovrà prevalere proprio quel noi collettivo' richiamato da Letta.
Campo largo e rapporto con il M5S
In filigrana, si legge il campo largo e pure il rapporto con il Movimento 5 Stelle. Loredana Capone non nasconde la delusione per la scelta di capilista uomini. Per questo, aggiunge un tassello in più: «Tra le tappe che il segretario ha tracciato, è necessario che ce ne sia una in cui le donne siano protagoniste. Un congresso rosa, in cui raccontare insieme l'Italia che vogliamo e il partito che vogliamo», ribadisce, sull'onda lunga di figure come Chiara Gribaudo, Monica Cirinnà, Laura Boldrini, Antonella Vincenti. Tra i più duri, nel day after, resta il presidente della commissione regionale Bilancio, Fabiano Amati: «Non hanno ancora capito che in Puglia il problema è il sistema di potere di Emiliano e che in Italia bisogna costruire un partito con idee chiare, nette e realistiche, diventando così un partito popolare di massa, anche al costo di una scissione con la sinistra alta società», alza il tiro, chiudendo il cerchio sulle polemiche degli scorsi giorni. Un pezzo di quadro, in compenso, lo racconta il sindaco di Fasano, Francesco Zaccaria.
È l'unico dem in fascia tricolore in provincia di Brindisi e non ci gira intorno: «Meno segreteria e più popolo», riassume, quando gli si chiede dell'approccio. Ha fatto capolino nella riunione informale che amministratori e consiglieri regionali avevano tenuto con lo stesso Decaro, in un hotel a poca distanza dal capoluogo. «Secondo me dobbiamo ripartire da un punto fondamentale: la selezione della classe dirigente a livello cittadino, provinciale, regionale e nazionale deve essere effettuata mediante primarie aperte che servono a connettere il partito e gli eletti con il territorio e a sintonizzarli con i problemi cittadini. Solo in questo modo, solo coinvolgendo concretamente nelle scelte tutti i cittadini, al di là delle tessere di partito, torneremo ad essere radicati nei territori», spiega. Un modus che non piace a tutti: «Eleggere il segretario deve tornare ad essere un diritto degli iscritti, non dei cittadini, ai cittadini bisogna restituire il diritto, oggi assurdamente espropriato non dai partiti ma dalle segreterie dei partiti, di scegliere e votare i parlamentari. La quarta fase depotenzia, fino quasi a vanificarle, le tre fasi precedenti, svilisce e mortifica la partecipazione al confronto congressuale nei circoli, sottrae la decisione alla comunità e la consegna ad una moltitudine non identificata e non identificabile, prestando il fianco ad una partecipazione strumentalizzabile e strumentalizzata», attacca il salentino Fritz Massa. Al Nazareno, saranno fischiate le orecchie.
Quotidiano Di Puglia