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Quadro in movimento, altri scenari. E nuovi protagonisti pronti a partire dai blocchi. La maggioranza giallorossa di Giuseppe Conte naviga a vista, il premier è costretto a ritoccare o persino rivoluzionare il piano di battaglia. E perciò: perde quota l'opzione volenterosi (puntellare cioè la maggioranza con un gruppo di transfughi, soprattutto al Senato), riacquista vigore il Conte ter, pertanto salire al Quirinale da dimissionario, proporre un patto di legislatura con inevitabile rimpasto in squadra e così rinsaldare il rapporto con Italia viva. Non a caso, ieri deputati e senatori renziani in un documento hanno aperto lo spiraglio: un appello perché, a fronte della «difficile situazione sanitaria e dei drammatici dati economici», ci sia «una soluzione politica che abbia il respiro della legislatura e offra una visione dell'Italia per i prossimi anni». Insomma: il patto di legislatura. Lo spiraglio viene però subito stuccato e chiuso, all'apparenza in modo definitivo, dai cinque stelle («non ci sono margini per ricucire con Renzi», dice il reggente Vito Crimi). Il Pd «non teme le elezioni» (così il segretario Nicola Zingaretti), ma è attraversato da lacerazioni interne, da una parte chi vorrebbe suturare lo strappo con i renziani e dall'altra chi reputa il divorzio ormai irreversibile.
Il tempo stringe e il nuovo banco di prova è dietro l'angolo.
È tutto in movimento, d'altro canto sarebbe lo stesso Silvio Berlusconi ad auspicare un governo istituzionale e di unità nazionale. Più o meno la maggioranza Ursula che comincia a riaffiorare dalle parti del Pd (si veda intervista qui in pagina a Dario Stefàno). Per maggioranza Ursula si intende lo schieramento trasversale che ha sostenuto a Bruxelles l'elezione della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: M5s, Pd, Italia viva, Forza Italia, centristi. Un nuovo governo, pur guidato da Conte ma senza Bonafede alla Giustizia e sostenitore di una chiara svolta garantista, sarebbe la condizione posta da una pattuglia di senatori potenziali volenterosi di FI per confluire in un nuovo gruppo che appoggi l'esecutivo.
Al di là di Vitali, cosa dice il borsino dei volenterosi pugliesi? Lello Ciampolillo, il chiacchierato senatore barese ex M5s, è ormai della truppa. Anna Carmela Minuto - barese, forzista alla prima esperienza a Palazzo Madama - è sempre lì in bilico, proprio come l'esperto collega francavillese. Altri non sembrano corteggiati o tentati, al momento.
Conte a questo punto potrebbe pilotare una crisi, presentandosi da dimissionario al Colle per un Conte-ter, o rischiare la sfida in aula sulla giustizia. Per poi allungare i tempi per il nuovo governo, nel caso in cui dovesse farcela con i numeri (magari anche grazie ad assenze strategiche dei neo volenterosi). Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia