La fuga di Calos Ghosn: «Ho lasciato il Giappone perché perseguitato»

Carlos Ghosn, l'ex numero uno di Nissan e Renault
BAIRUT - L’ex presidente e amministratore delegato del gruppo Nissan-Renault, Carlos Ghosn, ha lasciato il Giappone dove era in libertà vigilata, ed è giunto...

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BAIRUT - L’ex presidente e amministratore delegato del gruppo Nissan-Renault, Carlos Ghosn, ha lasciato il Giappone dove era in libertà vigilata, ed è giunto in Libano. Lo ha dichiarato lui stesso attraverso i suoi legali, affermando che la sua non è una fuga dalla giustizia - a Tokyo era in attesa di processo per frode industriale e fiscale - ma che sta cercando di evitare «ingiustizia e persecuzione politica». «Ora sono in Libano e non sarò più tenuto in ostaggio da un sistema giudiziario giapponese truccato in cui si presume la colpa, la discriminazione dilaga e vengono negati i diritti umani di base, in flagrante disprezzo degli obblighi legali del Giappone ai sensi del diritto internazionale e dei trattati che è vincolato a sostenere», si legge in una dichiarazione.


Resta però il mistero attorno al viaggio che lo ha portato da Tokyo a Beirut: l’ex presidente di Nissan è di origine libanese e detiene passaporti francese, libanese e brasiliano. Secondo l’emittente libanese Mtv, che cita fonti ufficiali, Ghosn sarebbe fuggito nascosto in una custodia per strumenti musicali e imbarcato su un aereo privato. L’operazione sarebbe stata portata a termine da un non meglio precisato ‘Para-Military Group’, entrato nell’abitazione del manager fingendosi una band musicale chiamata a tenere un concerto di Natale. Stando ad alcune indicazioni di stampa poi, Ghosn sarebbe entrato in Libano con un passaporto francese, ma le autorità francesi di non esserne al corrente. Quelle libanesi d’altro canto, hanno dichiarato che Ghosn «è entrato in Libano legalmente e contro di lui non c’è alcuna misura né alcun procedimento giudiziario».

Il pubblico ministero giapponese ha intanto chiesto alla corte distrettuale di Tokyo la revoca della libertà vigilata, spiegando che se il tribunale accoglierà l’istanza, la libertà vigilata verrà annullata e la cauzione di 1,5 miliardi di yen (12,3 milioni di euro) verrà confiscata. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia