FE, Vergne (Ds Penske): «Il campionato ha bisogno di circuiti più larghi, un solo tratto per sorpassare non basta»

Vergne (Ds Penske)
DIRIYAH – Jean Eric Vergne è diretto, non ama i giri di parole. Anche a microfoni spenti dice cose non troppo diverse dalle sue dichiarazioni ufficiali. Chiedere al...

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DIRIYAH – Jean Eric Vergne è diretto, non ama i giri di parole. Anche a microfoni spenti dice cose non troppo diverse dalle sue dichiarazioni ufficiali. Chiedere al due volte campione del mondo della Ds Penske chi siano favoriti non è inutile, è quasi controproducente. Tutti dicono che i dodici piloti che dispongo dei powertrain Porsche, Jaguar e Stellantis sono avvantaggiati: «Capisco che tu voglia sapere queste cose, ma a me non interessano – taglia corto – Io sono qui per provare a fare il meglio possibile e questo è quanto. Non sono qui per scommettere su sarà davanti». «L'anno scorso – osserva – non c'è stata una vera lotta. A me interessa solo quanto possiamo competere con gli altri e come li possiamo battere, ma chi sono e con quale costruttore sono impegnati a non importa. Conta solo riuscire a essere davanti a loro».

Soddisfatto dei progressi fatti?

«La macchina non è cambiata, il regolamento non lo consente. Siamo intervenuti solo su dettagli che possono aiutare un po' qui e un po là, ma niente di sostanziale».

In Messico però avevi più energia di Cassidy, che pure è arrivato davanti a te.

«È vero e non so perché. Poi dipende dalle gare, ma questo non ha modificato le cose: lui ha chiuso sul podio e io no, sono arrivato sesto. Finire la gara con più energia e essere dietro non porta punti».

Le differenze rispetto allo scorso anno sono rimaste le stesse?

«Non saprei, abbiamo fatto solo una gara. Ne sapremo di più dopo gli ePrix di Riad, che lo scorso anno sono stati molto difficili per noi. Se però ci sarà anche qui lo stesso livello di competitività che abbiamo visto in Messico allora vorrà dire che avremmo fatto significativi passi in avanti».

La gara in Messico è stata noiosa...

«Anche per me».

L'ePrix più spettacolare, adesso che Roma non c'è più?

«Monaco è sempre una gara fantastica».

Cosa cambieresti per rendere più attrattiva la Formula E?

«Abbiamo bisogno di macchine più veloci in curva, di maggiore deportanza, di circuiti più larghi e con più possibilità per sorpassare».

Meglio i tracciati cittadini o le strutture permanenti?

«Per me è indifferente, ma se andiamo verso monoposto più veloci abbiamo bisogno di gomme con più grip e di maggiore “tenuta” aerodinamica e meccanica, che tra l'altro renderebbero la macchina anche più piacevole da guidare, e quindi di percorsi più larghi. Quelli cittadini diventano troppo piccoli per la Formula E. Voglio dire: già adesso una sola opportunità per sorpassare non è sufficiente»

Ma ti mancherebbero le città?

«Dipende da quanto ampi possono essere i tracciati urbani. Pensa alle dimensioni di quella di Singapore in Formula 1. La Formula E deve rendere possibile una cosa del genere: se la Formula 1 è capace di andare a Madrid dovrebbe riuscirci anche la Formula E. Deve spingere di più in questa direzione perché i circuiti cittadini dove andiamo sono troppo stretti»

La trazione integrale?

«Sarebbe interessante, ma poi avremmo un problema con l'attack mode con il quale non ci sarebbe più alcun beneficio in gara».

Della ricarica ultrarapida cosa ne pensi?

«Cambierebbe il modo di gareggiare, anche dal punto di vista delle strategie. Solo che per come è scritto attualmente il regolamento ci potrebbe essere qualche problema. Forse però mi sbaglio e magari sarà perfetto fin dalla sua introduzione».

Le simulazioni dicono che in un paio di giri tutte le monoposto passerebbero dai box, perché non è possibile che una scuderia possa rifornire contemporaneamente entrambe le macchine.

«Appunto. E cosa succede in caso di safety car? Metà delle macchine resterebbero fregate».

Quindi

«La carica ultrarapida è fantastica: è buona per lo spettacolo e per il progresso tecnologico, per veicolare il messaggio che si può fare. La Formula E spinge su questo e ha ragione a farlo: i miei dubbi riguardano solo il modo in cui è stato scritto il regolamento. Però, di nuovo, magari sono io a sbagliare».

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Quotidiano Di Puglia