Il paradosso del Salento: nel turismo l'offerta di lavoro c'è, ma non si trova il personale

Il paradosso del Salento: nel turismo l'offerta di lavoro c'è, ma non si trova il personale
La pandemia ha minato il mercato del lavoro rendendolo quasi impraticabile. Eppure, adesso che il governo ha consentito le riaperture e le opportunità d’impiego...

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La pandemia ha minato il mercato del lavoro rendendolo quasi impraticabile. Eppure, adesso che il governo ha consentito le riaperture e le opportunità d’impiego stanno rispuntando come i turisti anche più numerose rispetto a un anno fa, pare che Salento solo in pochi abbiano voglia di coglierle, tanto che le imprese si dichiarano a corto di personale stagionale. Paradossi dell’era Covid? «No, è tutta colpa del Reddito di cittadinanza», sbotta il presidente di Federalberghi, Mimmo De Santis. «Qui - dice il manager - ormai non si trovano più nemmeno camerieri e pizzaioli. Ed è la prima volta che accade. Siamo preoccupati».


Un problema non solo salentino, certo, ma che da queste parti, considerata la non massiccia presenza di industria, acquista assoluta priorità. Le offerte, è vero, non mancano. Secondo l’ultimo rapporto di Excelsior Unioncamere (pubblicato ieri da Quotidiano), grazie al turismo solo a maggio si prevedono oltre 4.200 assunzioni: 1.600 in più rispetto ad aprile e 1.100 in più rispetto a maggio 2020. Entro luglio potrebbero essere 17mila. Ciò che, però, le stime non rivelano è la difficoltà di reperimento del personale nel settore turistico nei termini in cui De Santis oggi la esprime. 

 

L'allarme


E Federalberghi non è la sola associazione di categoria a sostenere che nel Salento oggi non si trovi gente disposta a lavorare nelle strutture turistiche. Con stupore personale e preoccupazione, si ritiene costretto ad ammetterlo anche il presidente di Confcommercio Lecce, Maurizio Maglio, che oltre all’industria cioccolatiera amministra anche strutture ricettive: «Qui - dice - sta scomparendo la figura del lavoratore stagionale. Noi, prima e durante la pandemia, ricevevamo 4-5 curriculum al giorno: da 6-7 mesi non si affaccia più nessuno. Non so se sia questione di Reddito di cittadinanza, so solo che non è sempre stato così», dichiara l’imprenditore. Che poi aggiunge: «Il problema si sta estendendo a tutto l’agroalimentare: a un gruppo di aziende servono 100 salumieri ma non si trovano».  E che, ammessa la quantità di offerte, sia piuttosto la qualità delle stesse - retribuzioni basse e condizioni inadeguate - a indurre a rifiutarle ? «Noi - incalza De Santis - siamo imprenditori seri: all’assunzione facciamo precedere visite mediche e firma del contratto. Paghiamo secondo quanto stabilito dal Ccnl di categoria, versiamo contributi e ogni tipo di elemento che possa agevolare la prestazione. Poi, ci sono sicuramente imprenditori che preferiscono sfruttare i lavoratori o tenerli a nero, ma credo che siano la minoranza. La verità - insiste - è che se si regalano soldi alle persone per stare casa è prevedibile che preferiscano non lavorare. Ci chiedono anche di lavorare a nero perché percepiscono l’indennità».
Ma il presidente di Federalberghi afferma pure che nemmeno gli istituti Alberghieri forniscano più ragazzi pronti a lavorare: «Agli Alberghieri continuiamo a rivolgerci ma non sanno che risponderci. Non possiamo aspettare i neodiplomati a fine giugno o luglio. Chiediamo ragazzi già diplomati e ancora in corso. E ne chiediamo la disponibilità direttamente ai docenti che, a loro volta, rispondono: “Eh, ‘na parola!”».

N’è convinto anche il presidente di Confartigianato Lecce, Luigi Derniolo: «Il Reddito di cittadinanza ha distorto il mercato. Noi non possiamo offrire alla prima esperienza più di 800/1000 euro. Ma visto che ormai se ne percepiscono 5-700 per restare a casa, le persone rifiutano le offerte. E capita pure che ti chiedano di lavorare a nero perché incassano il Rdc».


Con la furbizia - già più volte certificata da numerosi casi di cronaca -, spesso tali dinamiche celano, però, anche disagio reale. Non è un caso che il governo sia intervenuto con il Decreto Sostegni (marzo 2021) introducendo una deroga in base alla quale è possibile sospendere l’indennità a fronte della stipula di un o più contratti a tempo determinato da cui derivi un aumento del reddito familiare in misura non superiore a 10mila euro. Scaduto il contratto l’interessato potrà riattivare l’indennità. Agevolerà questa novità il reperimento di stagionali? «Sì - dice Derniolo -, ma non risolverà il problema». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia