Il paradosso del Salento: nel turismo l'offerta di lavoro c'è, ma non si trova il personale

Il paradosso del Salento: nel turismo l'offerta di lavoro c'è, ma non si trova il personale
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 18 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:28

La pandemia ha minato il mercato del lavoro rendendolo quasi impraticabile. Eppure, adesso che il governo ha consentito le riaperture e le opportunità d’impiego stanno rispuntando come i turisti anche più numerose rispetto a un anno fa, pare che Salento solo in pochi abbiano voglia di coglierle, tanto che le imprese si dichiarano a corto di personale stagionale. Paradossi dell’era Covid? «No, è tutta colpa del Reddito di cittadinanza», sbotta il presidente di Federalberghi, Mimmo De Santis. «Qui - dice il manager - ormai non si trovano più nemmeno camerieri e pizzaioli. Ed è la prima volta che accade. Siamo preoccupati».
Un problema non solo salentino, certo, ma che da queste parti, considerata la non massiccia presenza di industria, acquista assoluta priorità. Le offerte, è vero, non mancano. Secondo l’ultimo rapporto di Excelsior Unioncamere (pubblicato ieri da Quotidiano), grazie al turismo solo a maggio si prevedono oltre 4.200 assunzioni: 1.600 in più rispetto ad aprile e 1.100 in più rispetto a maggio 2020. Entro luglio potrebbero essere 17mila. Ciò che, però, le stime non rivelano è la difficoltà di reperimento del personale nel settore turistico nei termini in cui De Santis oggi la esprime. 

 

L'allarme


E Federalberghi non è la sola associazione di categoria a sostenere che nel Salento oggi non si trovi gente disposta a lavorare nelle strutture turistiche. Con stupore personale e preoccupazione, si ritiene costretto ad ammetterlo anche il presidente di Confcommercio Lecce, Maurizio Maglio, che oltre all’industria cioccolatiera amministra anche strutture ricettive: «Qui - dice - sta scomparendo la figura del lavoratore stagionale. Noi, prima e durante la pandemia, ricevevamo 4-5 curriculum al giorno: da 6-7 mesi non si affaccia più nessuno. Non so se sia questione di Reddito di cittadinanza, so solo che non è sempre stato così», dichiara l’imprenditore. Che poi aggiunge: «Il problema si sta estendendo a tutto l’agroalimentare: a un gruppo di aziende servono 100 salumieri ma non si trovano».  E che, ammessa la quantità di offerte, sia piuttosto la qualità delle stesse - retribuzioni basse e condizioni inadeguate - a indurre a rifiutarle ? «Noi - incalza De Santis - siamo imprenditori seri: all’assunzione facciamo precedere visite mediche e firma del contratto. Paghiamo secondo quanto stabilito dal Ccnl di categoria, versiamo contributi e ogni tipo di elemento che possa agevolare la prestazione. Poi, ci sono sicuramente imprenditori che preferiscono sfruttare i lavoratori o tenerli a nero, ma credo che siano la minoranza. La verità - insiste - è che se si regalano soldi alle persone per stare casa è prevedibile che preferiscano non lavorare. Ci chiedono anche di lavorare a nero perché percepiscono l’indennità».
Ma il presidente di Federalberghi afferma pure che nemmeno gli istituti Alberghieri forniscano più ragazzi pronti a lavorare: «Agli Alberghieri continuiamo a rivolgerci ma non sanno che risponderci.

Non possiamo aspettare i neodiplomati a fine giugno o luglio. Chiediamo ragazzi già diplomati e ancora in corso. E ne chiediamo la disponibilità direttamente ai docenti che, a loro volta, rispondono: “Eh, ‘na parola!”».

N’è convinto anche il presidente di Confartigianato Lecce, Luigi Derniolo: «Il Reddito di cittadinanza ha distorto il mercato. Noi non possiamo offrire alla prima esperienza più di 800/1000 euro. Ma visto che ormai se ne percepiscono 5-700 per restare a casa, le persone rifiutano le offerte. E capita pure che ti chiedano di lavorare a nero perché incassano il Rdc».
Con la furbizia - già più volte certificata da numerosi casi di cronaca -, spesso tali dinamiche celano, però, anche disagio reale. Non è un caso che il governo sia intervenuto con il Decreto Sostegni (marzo 2021) introducendo una deroga in base alla quale è possibile sospendere l’indennità a fronte della stipula di un o più contratti a tempo determinato da cui derivi un aumento del reddito familiare in misura non superiore a 10mila euro. Scaduto il contratto l’interessato potrà riattivare l’indennità. Agevolerà questa novità il reperimento di stagionali? «Sì - dice Derniolo -, ma non risolverà il problema».

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