Centro storico preso d'assalto: assembramenti fuori dai locali fino a notte fonda

Centro storico preso d'assalto: assembramenti fuori dai locali fino a notte fonda
Sono caduti nel vuoto gli inviti alla prudenza e al rispetto delle regole di distanziamento lanciati in questi giorni da più parti. La vita notturna di Lecce è...

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Sono caduti nel vuoto gli inviti alla prudenza e al rispetto delle regole di distanziamento lanciati in questi giorni da più parti. La vita notturna di Lecce è tornata scoppiettante e le strade del centro storico brulicano di giovani e giovanissimi, senza mascherina e vicini gli uni agli altri. E senza, peraltro, che nell'arco dell'intera sera si sia registrato l'intervento di qualche agente della Municipale, impegnata in questi giorni particolari - insieme alle altre forze dell'ordine - a evitare assembramenti di sorta durante l'intero arco della giornata. 


Movida sotto la lente della Polizia: 14 multe in città. «Persone poco inclini a farsi controllare»
Movida e assembramenti: prima multa a sette ragazzi

Nei giorni scorsi, sia i vigili urbani che la Polizia hanno elevato diverse contravvenzioni nella movida, misurandosi spesso con un comportamento non proprio conciliante da parte di chi è stato fermato. Come è accaduto a Gallipoli, dove un giovane ha minacciato un agente di spingerlo giù dai bastioni o, ancora, in Galleria Mazzini a Lecce, dove alcuni ventenni hanno prima tentato di darsi alla fuga, per poi negare i dati per l'identificazione ad alcuni agenti di Polizia intervenuti sul posto. Entrambi gli episodi si sono conclusi con multe e denunce.

Ieri sera, centinaia sono stati i ragazzi riversatisi in piazzetta Santa Chiara, cuore della movida leccese, per la gioia dei titolari dei locali - costretti a tenere le serrande abbassate da marzo a pochi giorni fa - e scatenando, però, la preoccupazione di molti adulti, che hanno condiviso foto e video sui social, invitando a maggiore attenzione. 

I titolari dei locali, a cui certo non si può dare la responsabilità di controllare o vigilare su quanto accade in strada, cosa possono fare? Poco e niente. Il loro compito - già abbastanza impegnativo - è quello di far rispettare le norme all'interno del locale, figurarsi andare a riprendere chi in barba alla normativa non rispetta le regole. Tanto più che il rischio è quello di sentirsi rispondere anche in malo modo.

Di situazione paradossale parla Danilo Stendardo, titolare del Road 66 e presidente di Fipe Confocommercio. Il rischio infatti è che i ristorati «quelli regolari» che lavorano seguendo le norme e rispettano le prescrizioni e le indicazioni «e che se non lo fanno rischiano la multa» possano ritrovarsi a far sedere nel proprio locale persone che hanno fatto assembramento e che non fanno parte dello stesso nucleo familiare. Solo per fare un esempio. «Molti di noi si sono presi più tempo per adeguare i locali ai Dpcm e alle ordinanze regionali per fare le cose in maniera corretta - dice Stendardo - Pannelli, soluzioni idroalcoliche, migliaia di euro per fare le cose regolari. Per poi trovarci in una situazione come quella di sabato che mette in difficoltà noi». Si devono fare i conti con distanze, tavoli da spostare, posti a sedere da perdere, nominativi da conservare per 14 giorni, quando poi ognuno fa quello che vuole. Allora «siamo contenti che si stia tornando a vivere, ma a questo punto o si è in grado di fare rispettare le regole a tutti, anche in strada, o è il caso di liberare anche i ristorati da queste regole».

Annuncia un giro di vite intanto l'assessore alla Polizia Municipale Sergio Signore in occasione dei fine settimana. «Molto spesso i vigili intervengono per distanziarli - spiega - ma appena vanno via torna tutto come prima», impossibile presidiare tutta la serata un posto. Di certo i controlli saranno più serrati. «Sabato e domenica saranno potenziati - dice - e vedremo di far comprendere bene che è pericoloso stare vicini». Purtroppo, spiega l'assessore, la gente non comprende la pericolosità di questo virus, non comprende quanto è importante mantenere le distanze e usare i dispositivi di sicurezza. La verità è che in tutti questi mesi sono stati «più ligi alle regole perché avevano più paura della multa di 500 euro che del Covid».

Dunque quello registrato nella serata di sabato (in servizio due pattuglie della municipale e due della polizia), per l'opinione pubblica è violare le disposizioni di sicurezza e mettere a rischio tutti. Tanto più non utilizzando i dispositivi di sicurezza. Come le mascherine per esempio, obbligatorie da ieri a Otranto anche per vivere il centro storico e vivamente imposte dall'Organizzazione mondiale della Sanità perché utili a contenere i contagi. E se in Italia l'obbligo della mascherina è limitata ai soli luoghi chiusi accessibili al pubblico (negozi, ipermercati, locali e uffici pubblici, trasporto pubblico) ci sono alcune regioni che hanno introdotto norme più restrittive: Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ma anche Campania e la città di Genova hanno deciso che ci si dovrà coprire bocca e naso almeno fino al 14 giugno. Poi si vedrà.


Qualche settimana fa, fu proprio il sindaco di Lecce Carlo Salvemini a suggerire l'uso della mascherina: «Quando indossi una mascherina stai dicendo: rispetto i miei vicini, rispetto medici e infermieri, rispetto gli altri», ha scritto in un post dando il via alla campagna di informazione all'uso della mascherina «che non è più una libera scelta ma un obbligo - aggiunge - La cui mancata osservanza mette a rischio la salute pubblica e che quindi può essere sanzionata per legge. Chiedo la collaborazione di tutti per rendere la comunità leccese pienamente consapevole». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia