«Oggi molte aziende salentine dell’abbigliamento e del calzaturiero stanno rinunciando a importanti commesse perché non hanno sufficiente personale qualificato...
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Sono tante le figure qualificate che concorrono all’assemblaggio del prodotto e di cui le aziende oggi le aziende salentine necessitano in maggiore quantità per assorbire la massa di lavoro in entrata: tecnici e responsabili per design e stile collezioni e realizzazione modelli e prototipi; operatori, tecnici e responsabili per acquisto materiali per campioni e produzioni; operatori e tecnici per realizzazione di prodotti prototipi e campioni; operatori e tecnici per realizzazione del prodotto in fase di realizzazione (cucitura, rifinitura, stiratura, confezione, orlatura, pre-montaggio, montaggio, incollaggio, finissaggio). E ancora, operatori, tecnici e responsabili per programmazione, organizzazione e gestione della produzione.
È una realtà che riguarda le più importanti aziende di settore. E ancor più amaro è, forse, il fatto che questa valanga di lavoro che il Salento non riesce ad assorbire era già, da qualche anno, attesa: «Sapevamo che sarebbe arrivata – spiega, infatti, Manco – già nel 2013 ed è per questo motivo che nel 2014 abbiamo avviato formalmente il percorso con la costituzione del consorzio. Volevamo prepararci il ritorno di attenzione sulle produzioni made in Italy».
La ricaduta diretta è proprio su quelle aziende che producono per conto dei “big”. «Ma se, nel breve periodo, nel Salento, la grande quantità delle commesse in arrivo è stata redistribuita in piccole aziende che sono nate in questi ultimi anni, adesso si comincia a saturare anche la possibilità di acquisizione di commesse anche di queste altre aziende del territorio». Quindi, bisogna cominciare a dare delle risposte. «Ed è quello che stiamo cercando di fare con il Polimade. Nei prossimi anni – sostiene Manco – il fabbisogno aumenterà anche perché si presenterà il problema del ricambio generazionale. Noi possiamo organizzare dei corsi per formare 10-20 modellisti all’anno, che per metà paghiamo noi e per metà pagano gli iscritti, ma non possiamo finanziare i corsi per 200-300 orlatori o macchinisti. Deve intervenire la Regione, come interviene nelle Marche, in Veneto o in Emilia Romagna dove paradossalmente hanno meno risorse di noi perché siamo ancora una Regione in Obiettivo B2. Affrettiamoci a dare risposte – insiste il direttore del Polimade – per continuare a lavorare con Gucci, Chanel, Hermes e non solo, e non perdere una grande opportunità di sviluppo e futuro per questo territorio». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia