Manifatturiero a rischio: «Mancano operai qualificati, così i “big” andranno via»

Manifatturiero a rischio: «Mancano operai qualificati, così i “big” andranno via»
di Pierpaolo SPADA
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Sabato 17 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 10:14
«Oggi molte aziende salentine dell’abbigliamento e del calzaturiero stanno rinunciando a importanti commesse perché non hanno sufficiente personale qualificato per produrle. Nei prossimi anni si stima un fabbisogno di migliaia di nuovi posti. Se tutti insieme, a partire dalle istituzioni, non collaboriamo per mettere delle risorse per formare delle persone e dare risposte a questa necessità di occupazione queste produzioni andranno presto altrove». Parole che sanno di denuncia. A pronunciarle è Demetrio Manco, direttore del Politecnico del Made In Italy, una struttura pensata dieci anni fa, sorta su input degli imprenditori Luciano Barbetta e Giuseppe Baiardo quattro anni fa proprio al fine di formare le figure che necessitano al Tac e che si regge esclusivamente sulle proprie gambe con risultati, tra l’altro, non affatto marginali visto che sono già alcune decine gli allievi assunti dalle aziende in cui hanno svolto degli stage. È un paradosso quello che stanno vivendo le aziende di settore. Sommerse, come mai in passato, dagli ordini delle grandi griffe, sono costrette a dire “no” perdendo così l’occasione di sviluppo più importante. Il fenomeno sta assumendo dimensioni notevoli: «Se noi prendiamo un campione di dieci aziende», le più importanti del territorio, «che oggi fatturano tutte messe insieme 50 milioni di euro, sicuramente una crescita su linee interne di queste commesse avrebbe potuto permettere alle stesse di incrementare il fatturato fino a 70 milioni di euro, quindi il 20-30% in più», dice il direttore del Polimade di cui è vicepresidente Michele Zonno.
Sono tante le figure qualificate che concorrono all’assemblaggio del prodotto e di cui le aziende oggi le aziende salentine necessitano in maggiore quantità per assorbire la massa di lavoro in entrata: tecnici e responsabili per design e stile collezioni e realizzazione modelli e prototipi; operatori, tecnici e responsabili per acquisto materiali per campioni e produzioni; operatori e tecnici per realizzazione di prodotti prototipi e campioni; operatori e tecnici per realizzazione del prodotto in fase di realizzazione (cucitura, rifinitura, stiratura, confezione, orlatura, pre-montaggio, montaggio, incollaggio, finissaggio). E ancora, operatori, tecnici e responsabili per programmazione, organizzazione e gestione della produzione.
 
È una realtà che riguarda le più importanti aziende di settore. E ancor più amaro è, forse, il fatto che questa valanga di lavoro che il Salento non riesce ad assorbire era già, da qualche anno, attesa: «Sapevamo che sarebbe arrivata – spiega, infatti, Manco – già nel 2013 ed è per questo motivo che nel 2014 abbiamo avviato formalmente il percorso con la costituzione del consorzio. Volevamo prepararci il ritorno di attenzione sulle produzioni made in Italy».
La ricaduta diretta è proprio su quelle aziende che producono per conto dei “big”. «Ma se, nel breve periodo, nel Salento, la grande quantità delle commesse in arrivo è stata redistribuita in piccole aziende che sono nate in questi ultimi anni, adesso si comincia a saturare anche la possibilità di acquisizione di commesse anche di queste altre aziende del territorio». Quindi, bisogna cominciare a dare delle risposte. «Ed è quello che stiamo cercando di fare con il Polimade. Nei prossimi anni – sostiene Manco – il fabbisogno aumenterà anche perché si presenterà il problema del ricambio generazionale. Noi possiamo organizzare dei corsi per formare 10-20 modellisti all’anno, che per metà paghiamo noi e per metà pagano gli iscritti, ma non possiamo finanziare i corsi per 200-300 orlatori o macchinisti. Deve intervenire la Regione, come interviene nelle Marche, in Veneto o in Emilia Romagna dove paradossalmente hanno meno risorse di noi perché siamo ancora una Regione in Obiettivo B2. Affrettiamoci a dare risposte – insiste il direttore del Polimade – per continuare a lavorare con Gucci, Chanel, Hermes e non solo, e non perdere una grande opportunità di sviluppo e futuro per questo territorio».
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