Il sindaco Salvemini sul futuro della città: «Far convivere movida e cultura»

Il sindaco di Lecce Carlo Salvemini
Sindaco Carlo Salvemini, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha definito Lecce una città «infrequentabile» a causa del suo «divertimento...

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Sindaco Carlo Salvemini, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha definito Lecce una città «infrequentabile» a causa del suo «divertimento coatto». C’è una parte di verità in queste parole?


«È un giudizio perentorio che respingo non per scontate ragioni di parte di leccese che difende la propria città. Ma perché lo trovo superficiale e lontano dalla realtà, quella che Sgarbi inevitabilmente non conosce. Negli ultimi anni Lecce, e in particolare il suo centro storico, viene scelta da tanti cittadini, italiani ed europei, come città nella quale trasferirsi proprio per la qualità della vita che riesce a garantire. C’è un interessante trend, poco raccontato, che segnala questo flusso, che testimonia esattamente l’opposto di quanto affermato dal sottosegretario che so, comunque, essere un estimatore della nostra città e delle sue ricchezze storico-artistiche».

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Quindi nessun rischio per il centro storico.
«C’era, effettivamente, un rischio, che la nostra amministrazione si è incaricata di scongiurare, che derivava da una ventennale inesistente regolamentazione urbanistica e commerciale delle attività: cioè quello di un centro storico con una vocazione sbilanciata verso l’intrattenimento. Ma provvedimenti come lo stop a nuovi esercizi di somministrazione, che è già in vigore, controlli stringenti sulle dotazioni igienico-sanitarie delle attività esistenti e un forte investimento pubblico-privato su cultura e fruizione dei beni monumentali hanno segnato una inversione di tendenza. Inoltre, la tutela della residenzialità, su cui puntiamo, ci consente di preservare la vitalità della città storica a tutte le ore del giorno. Non dimentichiamo poi che nel centro storico trovano spazio le funzioni pubbliche, Comune, Provincia, Tar, Banca d’Italia, Accademia di Belle Arti, Soprintendenza. Nei prossimi anni aprirà una nuova grande casa dello studente. La sfida è garantire un equilibrio tra tutte queste vocazioni». 
D’altra parte lei la scorsa estate ha adottato un’ordinanza per regolamentare la movida (locali chiusi alle 2 e stop alla musica alle 24) che sembra quasi dare ragione a Sgarbi.
«In seguito a quell’ordinanza è crollato il numero di segnalazioni verso la Questura e la Polizia Locale degli schiamazzi notturni. È stato un provvedimento giusto, che ha intercettato un bisogno reale, espresso non solo dai residenti ma anche da una gran parte di esercenti del centro storico, che non hanno alcun interesse a lavorare in un contesto che presenta angoli e zone, seppur circoscritte, caratterizzate da fenomeni di degrado. Del resto si trattava di spegnere la musica all’esterno a mezzanotte e di chiudere alle 2. Le attività sane non hanno perso nulla. Direi che a far male alla città non sono i provvedimenti che mettono ordine, ma alcune voci dissonanti che si esercitano in catastrofismi puntualmente smentiti dai risultati» 

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Anche la decisione di stoppare per due anni le nuove attività legate al food sembra indicare l’esigenza di porre un freno al proliferare di pub e ristoranti. Teme che il centro storico si trasformi, come qualcuno dice, in una grande mangiatoia?
«La parola d’ordine deve essere la qualità. Un obiettivo verso cui tendere insieme, istituzioni e attività di ristorazione e ricettività. Noi con il Documento strategico del commercio e con maggiore forza con il nuovo Piano Urbanistico Generale vogliamo andare verso una direzione chiara: quella di un centro storico che non rinuncia alla vocazione del turismo e del tempo libero, che genera un impatto economico rilevantissimo, ma la contempla come parte di un sistema che garantisce la qualità della vita ai residenti, la forte identità culturale della città, che ha una forte componente religiosa, la vitalità di un centro storico da vivere e non solo da visitare». 

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Il designer Antonio Romano ha detto che Lecce è ormai un brand e che deve lavorare sul suo appeal di città d’arte. In che modo la sua amministrazione sta andando in quella direzione? 
«Ho letto con interesse il contributo di Antonio Romano, quello del professor Amedep Maizza, quello di Carlo Capasa e le altre voci che si sono confrontate in questi giorni di dibattito. Tutti ricchissimi di idee, spunti e suggestioni che ho trovato estremamente interessanti. Credo che oggi Lecce si trovi in una fase importantissima della sua evoluzione. Fino a pochi anni fa eravamo il capoluogo di una provincia considerata marginale. Oggi siamo una città media che si è finalmente posta la sfida della qualità della vita, siamo un modello nel Mezzogiorno e possiamo diventare un modello in Italia. Lo sforzo da fare insieme è di mostrarci capaci di accompagnare queste inevitabili trasformazioni dell’organizzazione dello spazio pubblico e delle nostra abitudini quotidiane. Alziamo lo sguardo verso il futuro e andiamoci insieme, imparando di più a fare squadra, che è la più efficace ricetta per lo sviluppo. Nel mondo c’è già chi si è accorto dell’appeal che Lecce esercita, pensiamo ad un grande marchio come Dior che ci sceglie per presentare la sua collezione cruise, garantendo a Lecce, a costo zero, un imponente investimento in termini di marketing su scala globale del quale beneficiamo ancora in questi giorni, con l’aumento delle presenze turistiche internazionali. Non posso non ricordare, però, che in quei giorni c’era chi polemizzava sulle luminarie in Piazza Duomo. Per me la scelta di campo che dobbiamo fare può efficacemente essere posta in questi termini».

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La presenza delle auto nel cento storico è un male necessario? Salvati i residenti, c’è la volontà di ridurre i pass?
«La direzione intrapresa dalla mia amministrazione è chiara, limitare l’accesso delle auto solo alle reali necessità di chi vive e lavora nel centro storico. Lo abbiamo fatto con il Regolamento Ztl, che sarà emendato dal Consiglio nelle prossime settimane ed assumerà la sua forma definitiva, e con il potenziamento dei controlli all’accesso. Anche su questo serve la collaborazione di tutti: tutelare la città antica e la sua fragilità è un dovere che dobbiamo avvertire come civico perché il centro storico è di tutti». 
Lei ha detto che quest’anno si sperimenterà la Ztl h24, ma che non sarà applicata per tutto l’anno. Ma ad oggi appare l’unica soluzione per impedire lo sfrecciare, tra i turisti, di tante auto che attraversano il centro storico non per necessità ma solo come scorciatoia.
«Nei periodi di maggiore necessità, potremo ricorrere alla Ztl h24 proprio per garantire non solo ai turisti ma a tutti coloro che vivono e visitano il centro storico una maggiore protezione. È anche un tema che coinvolge la sicurezza di chi si muove a piedi e in bici tra le vie antiche della città. Del resto è quanto accade nelle più importanti città d’Italia e d’Europa. Non è una ossessione politica ma uno dei temi urbani della contemporaneità. Lecce è nel vivo di processi di trasformazione della mobilità urbana che vede al centro la doverosa riduzione dell’uso delle auto negli spostamenti quotidiani quando non necessario».

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Il comandante della Polizia municipale ha fatto sapere che si sta lavorando per trovare una soluzione alternativa alla sosta delle auto in piazza Duomo. C’è un confronto con la Curia su questo fronte?


«Il confronto c’è già stato, da esso è scaturito l’articolo del Regolamento che disciplina di pass di accesso per i veicoli della Curia. Che non affronta il loro parcheggio temporaneo in piazza Duomo. La Curia è sensibile e attenta al tema della tutela e valorizzazione dei beni monumentali, prova ne siano le numerose pregevoli iniziative che sono state attivate in questi anni sotto la guida illuminata di Sua Eccellenza il vescovo. Anche per le auto in piazza Duomo che occasionalmente sostano numerose per esclusive ragioni di servizio - dopo le segnalazioni e richieste di cittadini e turisti - si esprimerà identica attenzione alla bellezza della città».
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Quotidiano Di Puglia