Il Credito Cooperativo di Terra d’Otranto ha un nuovo presidente e un nuovo Consiglio di Amministrazione. E la spunta la cordata Mazzotta-Potì. L’assemblea dei...
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Le complesse vicende che hanno interessato il Credito cooperativo nell’ultimo anno e mezzo, dall’assemblea elettiva del maggio 2014 a oggi, si leggono nei numeri di ieri. L’inchiesta della Procura di Lecce ancora in corso su ipotesi di reato quali riciclaggio, tentata estorsione aggravata da metodo mafioso e truffa, ha portato da un lato una pioggia di avvisi di garanzia, e a seguire, dimissioni in seno al CdA e l’ispezione interna avviata da via Nazionale, culminata nella gestione commissariale. La spaccatura storica della base sociale e le guerre intestine tra famiglie - da una parte i Mazzotta e, dall’altra, i Ferrieri Caputi - hanno fatto il resto.
Su 1.800 soci infatti – a fronte dei 1.950 che la Bcc contava nel 2014 - in 700 non si sono presentati alle urne e l’impossibilità di affidarsi alla delega, come accaduto in passato (978 quelle pervenute due anni fa ndr) ha ridotto ulteriormente il numero dei voti. Le percentuali inequivocabili del passato, che videro Dino Mazzotta vincitore assoluto con 1.147 voti, a fronte dei 525 di Giulio Ferrieri Caputi, sono state sostituite da uno scarto relativo tra i candidati andati al confronto ieri, di appena 58 preferenze.
A fare la differenza, le alleanze strette al momento della composizione delle liste. Attorno a Flavio Ciurlia, hanno trovato infatti accordo e sintesi Giancarlo Mazzotta, sindaco di Carmiano fratello dell’ex presidente Dino, e Italo Potì, decano della Bcc ed espressione forte della base sociale di Melendugno. Proprio l’accordo con i melendugnesi, fino a qualche mese fa impensabile, ha dato i suoi frutti. Diversi i tavoli di consultazione susseguitisi prima della composizione delle liste, numerosi i tentativi di dialogo che hanno visto confrontarsi Mazzotta, Potì e Ferrieri Caputi sul futuro della Terra d’Otranto. Se i primi due hanno trovato un accordo, Ferrieri Caputi ha potuto contare sul sostegno dell’altra area dei soci carmianesi riconducibile ad Achille Villani Miglietta, figlio di quel Camillo che con Italo Potì sigillò la fusione delle due casse rurali di Carmiano e Melendugno, dando vita, appunto, alla Bcc.
E, almeno per ora, sembra uscire sconfitta Bankitalia, promotrice di un’azione di restyling forte dell’istituto con attività ispettiva prima, gestione provvisoria poi e commissariale da ultimo. Il progetto portato avanti dai tecnici di via Nazionale, Roberto Lorìa e Giuseppe Tammaccaro, volto a creare una lista unica con un governo tecnico super partes staccato da logiche di campanile e per cui era stato già individuato il presidente, è naufragato. Lo scopo era di traghettare la Bcc verso la riforma nazionale dei crediti cooperativi evitando accorpamenti o liquidazione e salvaguardando una realtà economica locale importante, allontanando lo spettro deleterio delle divisioni storiche che tanti guai avevano portato all’istituto. Divisioni che, con lievi differenze di forma, sono rimaste nella sostanza. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia