Tre medici iscritti nel registro degli indagati e nessuna novità apparente emersa dall’autopsia effettuata ieri sul corpo di Rita Carrisi, la 62enne sanpietrana...
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Domenica mattina quando il marito è uscito di casa la signora era viva e aveva ancora qualche disturbo ma non sembrava nulla di grave, al rientro dell’uomo la moglie era morta. Il decesso seguito ad una visita che non ha allarmato i coniugi ha fatto scattare l’allarme nella famiglia della donna che vuole vederci chiaro su quanto accaduto. La denuncia sporta dai figli lunedì mattina ha bloccato i funerali che si sarebbero svolti nel pomeriggio. Subito dopo il sequestro della cartella clinica da parte dei carabinieri della locale stazione, il pubblico ministero di turno, Vincenzo Carluccio, ha disposto il trasferimento della salma presso l’obitorio dell’ospedale Perrino di Brindisi dove il medico legale nominato avrebbe effettuato l’autopsia.
L’iscrizione dei tre medici, due in turno al nosocomio di San Pietro e un cardiologo dell’ospedale Perrino, nel registro degli indagati è un atto dovuto per garantire agli stessi di nominare un consulente tecnico di parte in quello che legalmente è riconosciuto come un accertamento tecnico irripetibile, ha spiegato il legale della famiglia della defunta, l’avvocato Luigi D’Arpe.
L’autopsia si è svolta ieri mattina intorno alle 10,30, è durata un paio d’ore circa, ad effettuarla è stato il dottor Marcello Invidia il quale ha confermato di non aver riscontrato evidenti segni che potessero certificare la causa della morte per cui si devono aspettare le indagini istologiche sui campioni prelevati per poter poi depositare una relazione circa le cause del decesso della 62enne. Almeno 90 giorni di tempo per capire come siano andate veramente le cose e se ci sono responsabilità sull’accaduto.
I funerali della donna si svolgeranno questa mattina. Un evento tragico che sta destando scalpore a San Pietro dove proprio in questi giorni ci si interroga sulle sorti del nosocomio e sulla sanità pubblica che potrebbe essere compromessa dal piano di riordino in atto. Non è una novità infatti che da quando è cominciato lo smembramento dei reparti degli ospedali locali e la riduzione dei posti letto, anche il personale medico si trova in difficoltà di fronte a situazioni che non sembrano gravi, per cui se non è il medico a consigliare di ritornare a casa è lo stesso paziente che rinuncia al ricovero per non essere “spedito” anche fuori provincia. In ogni caso non c’è correlazione tra Piano di riordino ospedaliero e l’evento luttuoso dell’altro giorno.
Con il riordino ospedaliero sono tre i centri che vengono meno in provincia di Brindisi tra San Pietro Vernotico, Mesagne e Fasano e la conversione costerà in tutto più di 20 milioni di euro. Le centinaia di posti letto dedicati alla sanità pubblica che andranno persi non possono essere integrati negli hub come il Perrino di Brindisi per mancanza di spazi idonei. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia