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Condanne fino a 14 anni di reclusione sono state invocate nel processo sull’assalto al portavalori della Cosmopol consumato a colpi di mitraglietta e di fucile a canne mozze la mattina del 18 gennaio 2018 lungo la superstrada Lecce-Brindisi all’altezza dello svincolo per Cerano.
Oggi le requisitorie dei pubblici ministeri Alfredo Manca, Giuseppe De Nozza e Paola Palumbo seguite dalle arringhe difensive degli avvocati Ladislao Massari, Rosario Marino, Claudio Papagno, Giuseppe Bagnulo e Fabio Campes. Nessuna delle vittime si è costituita parte civile, né la Cosmopol e nemmeno le due guardie giurate salentine finite sotto le raffiche delle armi da fuoco e sotto la minaccia di finire ammazzate se avessero mosso un dito mentre il commando composto da oltre dieci persone cercava di tagliare la parte posteriore del furgone dove c’era la cassaforte con 436mila euro destinati agli uffici postali.
Si torna in aula il 3 maggio
Si torna in aula il 3 maggio per le repliche e per la sentenza del collegio giudicante del Tribunale di Brindisi (presidente Simone Orazio, a latere Angelo Zizzari e Adriana Almiento) che riguarderà gli imputati accusati di avere avuto il ruolo di fare fuggire gli autori materiali della rapina (rimasti ignoti) rimasta a livello di tentativo per l’impossibilità di arrivare alla cassaforte in tempi ragionevoli a causa della posizione in cui si trovava il furgone. Si tratta di Pietro L’Abbate, 21 anni, di Monopoli (5 anni la richiesta di condanna); Ciro Imperio, 66 anni, di Foggia (5 anni la richiesta); Nunzio Annese, 62 anni, di San Ferdinando di Puglia (14 anni la richiesta); Addolorata Piazzolla, 46 anni, di San Ferdinando di Puglia (14 anni la richiesta); e Paolo Padalino, 45 anni, di Foggia (8 anni la richiesta). Tutti colpiti dal blitz dei poliziotti della Squadra mobile nell’inchiesta che ha ricostruito ruoli e modalità di quell’assalto, esposti ieri in aula anche attraverso un maxischermo.
Cosa è successo
Il furgone partì verso le 6.30 da Cavallino ed attorno alle 7 venne affiancata da una Lancia Delta da dove partirono le raffiche che, peraltro, forarono la ruota anteriore sinistra del furgone portavalori bloccandolo. In quattro scesero dalla delta, tutti incappucciati, tre con mitra ed uno con fucile. «Sparando all’impazzata», ha sostenuto il pm Manca. Arrivò una Volkwagen Passat con due uomini con cric per sollevare il mezzo e levigatrice orbitale per tagliere le lamiere, altri due componenti della banda giunti a bordo di una Ford Focus bloccarono il traffico. Una Opel Mokka di un automobilista di passaggio fu messa di traverso ma quando si rivelò troppo lungo e complicato mettere le mani sulla cassaforte la fuga sarebbe stata garantita con un camion Volvo di Labbate dotato di doppio fondo per trasportatori i rapinatori fino alla proprietà dei coniugi Arnese e Piazzolla.
Sarà la sentenza a dire se la ricostruzione dell’accusa sia fondata. Sentenza di primo grado, fino al pronunciamento dell’ultimo grado di giudizio vale la presunzione di non colpevolezza.
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