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Il centro di Bari continua a cambiare. Il salotto della città e le vie centrali più famose e frequentate dagli amanti dello shopping, una volta in mano ai commercianti e alle famiglie baresi, sono state letteralmente invase dai marchi dal respiro nazionale ed internazionale.
I nuovi marchi
Passeggiando per via Sparano, l’arteria principale del centro Bari, in questi giorni è facile notare gli operai sulle impalcature a lavoro per dar vita al nuovo spazio di Zara Home e Zara Uomo, la cui inaugurazione è prevista a giorni. Il negozio di articoli per la casa del gruppo Index era prima presente in via Argiro. Il marchio spagnolo prende il posto del negozio di abbigliamento Oysho. Sulla via dello shopping non passano poi inosservate le vetrine rosa del marchio Dodo, nato dove prima era presente un negozio di telefonia mobile. Il brand italiano di gioielli ha chiuso in via Andrea da Bari. Ma ancora: un negozio Benetton per bambini ha preso il posto di quello che è stato il marchio storco Pallante. Il negozio di stoffe e tessuti, aveva detto addio a via Sparano nel 2013. C’è anche Patrizia Pepe Hub e poi ancora accanto alla storica gioielleria Mario Mossa sono ora presenti le vetrine di Subdued, un marchio italiano per ragazze molto giovani.
La attività storiche
Nicola Pintucci, titolare del negozio Raffaele Pintucci, ha assistito ai cambiamenti che ha subito il centro di Bari dalle vetrine di quella che ama chiamare «la sua bottega» in via Putignani.
Federmoda
Dello stesso tenore il commento del presidente Federmoda Confcommercio Bari Bat, Carlo Saponaro: «Questa selezione selvaggia si sta verificando da anni. Ci sono aziende storiche che i titolari cercano di difendere con forza. Ma è chiaro che queste grosse organizzazioni che stanno invadendo il nostro centro barese hanno anche un consolidamento finanziario importante. Zara economicamente è un mostro sacro in tutto il mondo. Gli imprenditori locali non sono sicuramente aiutati dalle amministrazioni locali: sono necessari interventi strutturali e la Confcommercio è vicina soprattutto alla storicità della città o del territorio quindi non fa altro che richiedere riforme e battersi per questo. Abbiamo una fragilità di assistenza: la chiusura dei negozi non dipende dalla mala gestione dei commercianti baresi». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia