Bari, via Sparano perde i brand storici: è invasione delle grandi catene

Bari, via Sparano perde i brand storici: è invasione delle grandi catene
di Adalisa MEI
3 Minuti di Lettura
Martedì 27 Settembre 2022, 05:00

Il centro di Bari continua a cambiare. Il salotto della città e le vie centrali più famose e frequentate dagli amanti dello shopping, una volta in mano ai commercianti e alle famiglie baresi, sono state letteralmente invase dai marchi dal respiro nazionale ed internazionale. 

I nuovi marchi


Passeggiando per via Sparano, l’arteria principale del centro Bari, in questi giorni è facile notare gli operai sulle impalcature a lavoro per dar vita al nuovo spazio di Zara Home e Zara Uomo, la cui inaugurazione è prevista a giorni. Il negozio di articoli per la casa del gruppo Index era prima presente in via Argiro. Il marchio spagnolo prende il posto del negozio di abbigliamento Oysho. Sulla via dello shopping non passano poi inosservate le vetrine rosa del marchio Dodo, nato dove prima era presente un negozio di telefonia mobile. Il brand italiano di gioielli ha chiuso in via Andrea da Bari. Ma ancora: un negozio Benetton per bambini ha preso il posto di quello che è stato il marchio storco Pallante. Il negozio di stoffe e tessuti, aveva detto addio a via Sparano nel 2013. C’è anche Patrizia Pepe Hub e poi ancora accanto alla storica gioielleria Mario Mossa sono ora presenti le vetrine di Subdued, un marchio italiano per ragazze molto giovani.

La attività storiche


Nicola Pintucci, titolare del negozio Raffaele Pintucci, ha assistito ai cambiamenti che ha subito il centro di Bari dalle vetrine di quella che ama chiamare «la sua bottega» in via Putignani.

Ma è anche presente in via Dante e via Argiro. Un marchio storico di Bari per eccellenza. La storia del suo negozio ha inizio nel 1900, quando Raffaele Pintucci diede inizio ad un’attività commerciale di calzature in via Melo 6 a Bari con un punto vendita che non era niente di più di una pantofoleria, evolvendosi nel tempo a negozio di calzature di lusso, grazie al nipote del fondatore, Raffale Pintucci, e alla collaborazione di sua moglie Elsa Prencipe, già celebre commerciante barese. Crearono così nel 1968 il primo negozio dell’azienda Raffaele Pintucci. Ne esprime tutt’oggi il lustro il figlio Nicola Pintucci. «La perdita d’identità del commercio barese - commenta Pintucci - è figlia dei tempi globalizzati e senza più personalità dell’intero sistema economico mondiale. Le grandi arterie commerciali quindi si trasformano inevitabilmente in agglomerati omologati a se stessi. Pertanto sia che ci si trovi a Parigi o Madrid o Bari tali strade devono compiacere questa triste tendenza. Noi come pochi altri rappresentiamo quello zoccolo duro che resiste perché ancorati al commercio di quartiere ricco di passione, amore e romanticismo. Onore alle botteghe di quartiere dunque».

Federmoda


Dello stesso tenore il commento del presidente Federmoda Confcommercio Bari Bat, Carlo Saponaro: «Questa selezione selvaggia si sta verificando da anni. Ci sono aziende storiche che i titolari cercano di difendere con forza. Ma è chiaro che queste grosse organizzazioni che stanno invadendo il nostro centro barese hanno anche un consolidamento finanziario importante. Zara economicamente è un mostro sacro in tutto il mondo. Gli imprenditori locali non sono sicuramente aiutati dalle amministrazioni locali: sono necessari interventi strutturali e la Confcommercio è vicina soprattutto alla storicità della città o del territorio quindi non fa altro che richiedere riforme e battersi per questo. Abbiamo una fragilità di assistenza: la chiusura dei negozi non dipende dalla mala gestione dei commercianti baresi».

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