Rimorchiatore affondato, le famiglie delle vittime chiedono giustizia

Si sono conclusi nell'istituto di medicina legale i riconoscimenti delle tre salme. Ma le famiglie delle vittime che hanno perso la vita a bordo del rimorchiatore...

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Si sono conclusi nell'istituto di medicina legale i riconoscimenti delle tre salme. Ma le famiglie delle vittime che hanno perso la vita a bordo del rimorchiatore affondato a circa 50 milgia dalla costa pugliese chiedono giustizia.

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Famiglie sotto choc

«I famigliari sono distrutti, chiedono giustizia e sono anche molto scioccati. Devo dire che tutta questa assistenza da parte di chi avrebbe dovuto fornirla, e non parlo solo dello Stato ma anche dei privati, non mi pare ci sia stata» dichiara l'avvocato Antonio Vito Boccia che assiste, con il collega Antonio Cosentino, la moglie e le figlie del 65enne di Ancona Luciano Bigoni, una delle tre vittime accertate del naufragio del rimorchiatore Franco P, avvenuto la sera del 18 maggio a circa 50 miglia dalla costa pugliese. I famigliari sono a Bari da ieri dove hanno dovuto fare il riconoscimento del corpo del loro caro.

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«Il timore - aggiunge l'avvocato Boccia parlando dell'indagine penale sul naufragio - era che il procedimento potesse essere trasferito fuori dall'Italia perché il naufragio pare che sia avvenuto in acque contigue a quelle marittime della Croazia. Quindi, sapere che la Procura di Bari si è ritenuta competente ci dà almeno la certezza che il procedimento inizierà».

 

Oggi nell'istituto di medicina legale del Policlinico di Bari sono state formalmente riconosciute anche le altre due salme: si tratta del 58enne di Ancona Andrea Massimo Loi e del 63enne di origini tunisine e residente a Pescara Jelali Ahmed. Continuano le ricerche dei due dispersi, i due marittimi pugliesi, entrambi di Molfetta (Bari), Mauro Mongelli di 59 anni e Sergio Bufo di 60 anni.

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Quotidiano Di Puglia